“Non c’è impresa migliore che quella realizzata con le proprie mani”. Così esordisce il racconto di Roberto Saviano, incluso nel suo libro “La Bellezza e L’Inferno” che hanno ispirato “Tatanka” e questo è il senso del film, dal 6 maggio nelle sale italiane. Se si pensa a Saviano accostandolo al cinema, viene senza dubbio in mente il più celebre film plurivincitore ai festival internazionali, Gomorra diretto da Matteo Garrone, ma anche questo lungometraggio, che vede alla regia un altro giovane del cinema italiano Giuseppe Gagliardi, è sicuramente degno di nota. Se per Gomorra, gran parte del merito era dovuto allo scrittore ed al suo romanzo, in questo caso il libro diventa piuttosto un pretesto per addentrarsi nella Campania della mala vita, quella regione tenuta in pugno dalla camorra, che scorge nelle palestre di pugilato, l’ultimo baluardo di legalità, l’estrema via di fuga per quei giovani che tentano di farcela facendo leva sulle proprie capacità, non cedendo alla criminalità organizzata.
Questa è la storia del protagonista, il giovane atleta Michele, boxeur davanti alla telecamera ed anche nella vita reale. Il personaggio è infatti interpretato dall’esordiente Clemente Russo, pugile italiano, vicecampione olimpico a Pechino 2008, che fino ad ora aveva avuto esperienze solo sul piccolo schermo partecipando nel 2008 al reality show di Italia 1, La Talpa. Risulta difficile pensare che sia un esordio davanti alle telecamere del grande schermo quello di Clemente, la recitazione è spontanea, naturale e diretta merito anche del fatto che per l’intero periodo delle riprese la troupe ha girato all’interno di vere palestre nella cittadina campana di Marcianise, a contatto con la gente, la stessa raccontata nella sceneggiatura e nel libro.
Il film è di stampo neorealistico, dalla fotografia alla scenografia sino alla recitazione stessa, tutto è stato pensato per raggiungere un forte realismo espressivo, demarcato anche dall’utilizzo del dialetto, per gran parte del film sottotitolato in italiano e dall’audio degli incontri di pugilato, registrato in presa diretta e con una minima post-produzione. Proprio per questo motivo per interpretare un pugile non poteva non essere stato chiamato un vero pugile, la figura stessa di Michele diviene la metafora dei giovani descritti da Saviano, accompagnato dal resto del cast di rilievo, tra volti noti e meno noti tra i qualio Carmine Recano (nella parte di Rosario, migliore amico del protagonista), Giorgio Colangeli (l’allenatore) ed un insolito Raiz che ritroviamo svestiti i panni da cantante, perfettamente a suo agio in quelli del boss camorrista.
Il film sarà distribuito in 189 copie delle quali 38 solo in Campania e si preannuncia avere un buon successo ai botteghini pur non essendo un blockbuster e ne è indice il fatto che sì, è stato immesso nelle programmazioni dei grandi multiplex ma anche in quelle dei cinema minori e di qualità. Più che “l’inferno” della camorra, questo film vuole rappresentare “la bellezza” di chi tenta di sopravviverne, puntando tutto sulle proprie capacità ed inseguendo il sogno di un’alternativa, proprio come il protagonista. Sperando che possa diventare stimolo per questa generazione di giovani, sicuramente è un film da non perdere.