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Ricalcando la strategia commerciale che da anni applica alla produzione dei propri comics, la Marvel Studios, ormai più che affermata da circa un decennio come realtà cinematografica, continua a sfornare, con evidente successo, film sui propri supereroi, serie parallele, reboot, e spin-off, proprio come ha fatto in passato su carta patinata. In questi giorni, esce nelle sale Wolverine l’Immortale, seconda avventura solitaria di uno dei protagonisti più amati della saga di X-men, a distanza di qualche anno dal terzo capitolo e dal primo Wolverine Le origini, che raccontava la nascita del supereroe e gli anni precedenti all’incontro con la squadra di Xavier. Questa volta però la storia inizia da qualche tempo dopo i fatti raccontati in X-men III. Una sorta di quarto capitolo, che vede Logan, sempre interpretato (come fare altrimenti) da Hugh Jackman, questa volta ancora più in forma e ancora meno vestito, per la gioia del pubblico femminile, rifugiarsi nuovamente in un isolamento da eremita per sfuggire dai fantasmi del passato e in qualche modo a se stesso. Ma è proprio il suo passato più remoto a richiamarlo alla sua natura di soldato, di supereroe, e a risvegliare il suo istinto mutante. Un vecchio soldato giapponese, discendente da una stirpe di samurai, che aveva salvato dall’esplosione della bomba atomica a Nagasaki, adesso capo di una grande compagnia industriale, è in punto di morte e ha espresso il desiderio di rivedere chi lo salvò dalla morte per salutarlo. Ma dietro questa richiesta si cela altro, e Logan si ritroverà a dover difendere la nipote del vecchio soldato dalla yakuza.

25557Così, per inserire un elemento nuovo, ecco che l’avventura si sposta in estremo oriente, nella terra dove gli artigli di adamantio del nostro Logan incrociano le preziose lame delle Katane e le più antiche tradizioni di combattimenti con l’arma bianca. Un’operazione di rinnovo ambientale già visto e forse scontato, che però si inserisce nell’universo di Logan in maniera credibile e per nulla banale. Debole invece è l’intreccio, che sembra velocemente abbozzato in favore di scene d’azione di scarsa efficacia. Il personaggio di Wolverine rimane credibile e sempre fedele a se stesso, e l’interpretazione di Jackman è priva di smagliature, ma il resto della storia, i personaggi di contorno, e gli antagonisti, pochi mutanti e molti ninja, yakuza, samurai, sono privi di spessore e spesso anche di motivazioni nell’agire. Un capitolo stentato, quasi forzato, come se fosse necessario rispolverare un personaggio di una saga che da tempo è stata messa un po’ da parte, nell’universo Marvel, a favore di altri supereroi. Si sente la mancanza anche del proverbiale del ruvido umorismo di Logan, ma se si ha la fortuna di vederlo con amici che non si prendono troppo sul serio e che non perdono l’occasione di sottolineare con battute sagaci i punti deboli del film, il divertimento non mancherà. Con poco più di due ore di film, Wolverine l’Immortale trova la parte più interessante nella ormai proverbiale bonus scene dei titoli di coda che rivelerà….

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