Notturno | il film di Rosi lavora sulle immagini per rifondare il modo di pensare il Medio Oriente

Dopo Fuocoammare e Sacro GRA, Gianfranco Rosi torna in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia con il suo nuovo Notturno, frutto di un lavoro durato ben tre anni, passati ad ascoltare e filmare racconti di vite sospese, tra Libano, Siria, Iraq e Kurdistan. 

Notturno | Gianfranco Rosi sul confine

A differenza che nei precedenti lavori di Rosi, stavolta non c’è una comunità al centro del racconto, come avveniva invece in Sacro GRA, Fuocoammare e Below Sea Level. Muovendosi sui confini di quattro Paesi diversi, il regista sembra stavolta voler raccontare storie periferiche, marginali nel senso spaziale e metaforico del termine. Sono gli ambienti, prima ancora che le persone che si muovono al loro interno, a catturare lo sguardo di Rosi, che sembra rimanere affascinato dal modo in cui ci si possa abituare ad uno scenario di devastazione, come le macchine incolonnate e la circolazione dei pedoni possano rendere “normale” ed “abitudinario” anche il luogo più inospitale.

C’è infatti un senso sempre tangibile di “assuefazione” alla tragedia nella maniera in cui le persone inquadrate da Rosi svolgono le loro mansioni o affrontano i problemi in scenari assurdi (clamoroso è, ad esempio, il tono della voce di una ragazza che comunica su Whatsapp alla propria madre di essere stata rapita dall’Isis). 

Scardinare un immaginario

È chiaro fin dall’inizio come l’obiettivo principale di Notturno sia quello di scardinare l’immaginario comune sul Medio Oriente, quello fondato dalla comunicazione televisiva/giornalistica, fatta di immagini sempre uguali. Rosi sceglie di inquadrare quegli stessi luoghi in maniera totalmente diversa, restituendo una prossimità umana a quelle immagini e arrivando, nei momenti migliori, a suggerire un nuovo e più complesso modo di immaginare quei luoghi. Quello che manca, invece, è tutto il gioco con i generi, le sottotrame e rimandi umoristici che rendeva i suoi precedenti lavori così stratificati ed interessanti.

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Le immagini prima delle storie

Forse proprio questo rinnovato interesse verso i luoghi e gli spazi in cui le persone si muovono rende il nuovo film di Gianfranco Rosi decisamente meno ancorato alle storie che le sue immagini “contengono”. Nonostante ci siano personaggi che il regista segue più frequentemente, i racconti che li riguardano sono spesso esili e mai abbastanza potenti da poter rappresentare un elemento di interesse al di là della maniera in cui vengono ripresi e messi su schermo.

Rosi si dimostra ancora una volta bravissimo nel posizionare la sua macchina da presa e centrare il punto di vista giusto per mostrare qualcuno o qualcosa. Così il suo film sembra essere uno studio su come si possa mostrare quegli scenari di guerra contrapponendosi alla radicata rappresentazione che viene fatta nei diversi media (anche quello cinematografico) e su come il sound mixing possa essere utilizzato per sottolineare o evocare un sentimento attraverso la repentina rimozione (o comparsa) di un rumore.

Notturno | il film di Rosi lavora sulle immagini per rifondare il modo di pensare il Medio Oriente
3.3 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora