“Ma come invece di andare in città m’hai portato a Pompei, tutte ruderi!”. Totò e Peppino, si sa, non sono mai inattuali, calcolando che questa celebre battuta apparve circa cinquanta anni fa nel film Totò e Peppino divisi a Berlino. Ruderi, già. Oppure Pompei è un inestimabile patrimonio archeologico sempre troppo sottovalutato e lasciato al proprio destino? I governi cambiano, le promesse restano sempre le stesse e Pompei ha sempre i medesimi problemi. Eppure, a pensarci bene, quei ruderi riescono ad esercitare un enorme fascino sui visitatori che giungono da tutto il mondo per osservare quella città che si è fermata al lontanissimo 79 d.C. quando l’eruzione del Vesuvio la seppellì insieme ai suoi abitanti sotto le ceneri e i lapilli. Leggendo i dati dei visitatori, dal sito internet della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei, i numeri sono notevoli: nel 2010 sono arrivati a Pompei 2.319.668 turisti, un dato in crescita rispetto al 2000, quando erano 2.165.739. Pompei si conferma a pieno titolo uno dei luoghi archeologici più visitati al mondo; nonostante questo, nell’ultimo periodo ha fatto notizia più che per il suo enorme pregio artistico per il cattivo stato conservativo del sito, tanto che lo scorso anno sono stati diversi i crolli nell’area pompeiana.
Domenica 18 dicembre il nuovo Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Lorenzo Ornaghi, si è recato nella città campana e ha preso parte alla riunione tecnica all’interno dell’area archeologica, affermando che “Pompei è una priorità per questo ministero, ma credo che lo sia sempre stata”. Comunque, Ornaghi ha portato sicuramente delle buone notizie: “Grazie al cielo siamo andati un po’ in controtendenza e qui a Pompei, anche grazie ai prossimi pensionamenti, avremo un turnover di venti tecnici che ci consentiranno di sopperire alle necessità più immediate”, tra questi tecnici, peraltro, ci saranno sette o otto archeologi, buon numero rispetto alla cifra attuale che ne annovera uno soltanto. L’altra notizia positiva arriva direttamente dall’Unione Europea che ha stanziato 105 milioni di euro di finanziamenti per i lavori a Pompei che dovrebbero cominciare nel prossimo autunno. Certo è che le belle notizie non vengono mai da sole: infatti, pensando al futuro più prossimo, non c’è da essere allegri. Proprio nei giorni di maggiore affluenza, Natale e Capodanno, gli scavi di Pompei potrebbero rimanere chiusi al pubblico per la mancata soddisfazione delle richieste economiche dei dipendenti. “e io pago!”, come diceva Totò nei panni del barone Antonio Peletti, nel film 47 morto che parla. Ma, in Italia, e nella fattispecie, a Pompei, non è che a “pagare” siano sempre i soliti? Visitatori compresi, ovviamente. La speranza di non vedere più ruderi, ma splendide rovine c’è sempre. Speriamo. Speriamo soprattutto che le buone notizie di Ornaghi divengano presto realtà.