Oscar scandalo: cinque film che non meritavano di vincere la statuetta

Una scena dal film Crash (fonte: IMDB
Una scena dal film Crash (fonte: IMDB

Una scena dal film Crash (fonte: IMDB
Una scena dal film Crash (fonte: IMDB) – Newscinema.it

Gli Oscar non sono infallibili, anzi. Nel corso della loro lunga storia, sono stati diversi i riconoscimenti assegnati senza tenere davvero conto della qualità dei film o delle interpretazioni che si stavano premiando. Ecco cinque, clamorosi, esempi.

È importante ricordare, soprattutto al giorno d’oggi, che gli Academy Awards non sono un metro di valutazione attendibile della qualità di alcun film.

Si tratta di una cerimonia di premiazione del settore fortemente influenzata dalla campagna pubblicitaria degli studios e, nonostante l’Academy vorrebbe farci pensare il contrario, molti brutti film hanno ottenuto il premio come miglior più alto, così come alcune pessime interpretazioni hanno ottenuto riconoscimenti nelle categorie dedicate alla recitazione.

Scopriamo insieme cinque casi eclatanti di Oscar assolutamente immeritati, specie se confrontati con altri titoli – ben più meritevoli – candidati lo stesso anno nella medesima categoria.

Miglior film a Shakespeare in Love (1999)

Dopo le accuse e i processi ci si dimentica, a ragione, che Harvey Weinstein può vantare non un solo Oscar, bensì sette, per il trascurabilissimo Shakespeare in love: un’operazione tutta sua, costruita proprio per arrivare a quell’obiettivo finale.

Il film è oggi roba da reti generaliste e non è amatissimo, ma la campagna e la corsa alla statuetta d’oro sono state efficacissime, stracciando capolavori come La sottile linea rossa e Salvate il soldato Ryan, candidati quell’anno allo stesso, ambitissimo, riconoscimento.

Miglior film a Crash (2006)

A fine anni ’90 cominciarono ad arrivare molti film con storie intrecciate. Aveva iniziato Quentin Tarantino, poi erano arrivati Alajandro Inarritu con Amores Perros e Paul Thomas Anderson con Magnolia. Qualche anno dopo, Crash ha sfruttato la sempre maggiore popolarità di quel genere per concorrere agli Oscar.

Vinse e finì nel dimenticatoio, così come nel dimenticatoio è finito il suo regista, Paul Haggis, anche lui caduto nel vortice di denunce e accuse di violenze sessuali.

Miglior attrice a Marisa Tomei (1993)

All’epoca è stato un caso. La nomination a Marisa Tomei come Miglior attrice non protagonista nel film Mio cugino Vincenzo, non proprio di quelli che finiscono agli Oscar, aveva già lasciato tutti un po’ interdetti.

Che poi vincesse contro Judy Davis di Mariti e mogli o Vanessa Redgrave di Casa Howard aveva colpito. Si dice che fu un errore di Jack Palance, che non riuscì a leggere bene il nome e, vergognandosi di ammetterlo, disse l’unico che ricordava.

Miglior regia a Tom Hooper (2011)

Il discorso del re

fu la consacrazione di Geoffrey Rush e di Colin Firth in un film che inconsapevolmente avrebbe anticipato il successo delle storie reali inglesi trasposte al cinema e in tv. E invece Tom Hooper, il regista e artefice di tutto, è caduto nel dimenticatoio in pochi anni.

Ha girato l’adattamento di Les Misérables (anch’esso premiato con degli Oscar) e poi è andato sempre più in basso fino al disastro di Cats: uno dei film più ridicolizzati e disprezzati della storia del cinema contemporaneo.

Sei Oscar a Chicago (2003)

Nel piccolo ritorno di fiamma che a inizio anni 2000 hanno avuto i musical, Chicago è stato il più premiato – sei statuette – in una assurda notte degli Oscar. Il film si è portato a casa la statuetta più ambita, oltre a quelle per Miglior attrice non protagonista (a Catherine Zeta Jones), Miglior scenografia, Migliori costumi, Miglior montaggio e Miglior sonoro.

Quello stesso anno, in quella stessa categoria, concorreva anche Il Pianista di Roman Polanski.

By Davide Sette

Giornalista cinematografico. Fondatore del blog Stranger Than Cinema e conduttore di “HOBO - A wandering podcast about cinema”.

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