Perfetti Sconosciuti, il lato oscuro della tecnologia

Il primo consiglio che ci sentiamo di dare dopo aver visto al cinema Perfetti Sconosciuti di Paolo Genovese è di resettate il cellulare prima di entrare in sala, se decidete di vederlo con il partner. Infatti sarà inevitabile uscire dalla sala e sfidare il proprio compagno/a a scambiarsi l’amato dispositivo elettronico per curiosare tra i messaggi e le chiamate, senza alcuna censura e protezione.

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Edoardo Leo, Anna Foglietta, Marco Giallini, Kasia Smutniak, Valerio Mastrandrea e Alba Roharwacher interpretano tre coppie di amici che si ritrovano per cena insieme al single interpretato da Giuseppe Battison. La serata inizia con il solito scambio di chiacchiere fino a quando la padrona di casa propone di fare un gioco: mettere i cellulari sul tavolo e condividere ogni chiamata e messaggio con i commensali, per l’intera durata della cena. Voi lo fareste? Tra qualche perplessità e una battuta di troppo, i presenti cedono alla proposta ed inizia un’avventura in cui le relazioni di amore e amicizia vengono messe in discussione da una foto su whatsapp, o da uno sconosciuto in vivavoce. “I cellulari sono diventati le nostre scatole nere” ha dichiarato Genovese per spiegare la genesi di questo film, che vuole dimostrare una verità non detta ma evidente tra i corridoi della società contemporanea. La maggior parte delle persone oggi ha una vita pubblica, una privata e una nascosta,  e tutti sentiamo l’esigenza di condividere la nostra vita con il mondo attraverso i social network e altri stratagemmi digitali a disposizione delle masse. Il cellulare, come il computer o il tablet, sono diventati custodi dei nostri segreti, dei nostri desideri e sogni, ma come un’arma a doppio taglio che può ribellarsi e rivoltarsi contro da un momento all’altro.

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Genovese, regista di Immaturi e il più recente Tutta Colpa di Freud, ha messo da parte il registro puro e semplice della commedia per un’opera di maggior spessore. Dopo il tentativo poco riuscito di Giuseppe Tornatore, egli riesce a parlare dell’innovazione tecnologica e del suo ruolo nella società, in maniera convincente e verosimile, puntando su una sceneggiatura solida e lineare che si trattiene dall’eccessiva drammaticità o superficialità. Perfetti Sconosciuti è una commedia amara che intrattiene, incuriosisce, ma scuote anche gli animi. Girata all’interno di quattro mura, ricalcando alcuni modelli del cinema francese e il recente Il Nome del Figlio di Francesca Archibugi, il film di Genovese dimostra che il cinema italiano riesce ancora a creare qualcosa di personale ed interessante, senza ricorrere costantemente all’inflazionato remake. L’umorismo e il dramma procedono a braccetto in un equilibrio emotivo continuamente disturbato dalle rivelazioni denunciate dai cellulari a disposizione di tutti i presenti alla cena. Forte di un cast impeccabile che funziona e si alterna nella giusta misura lasciando il giusto spazio ad ogni personaggio, Perfetti Conosciuti è un film promosso e consigliato, ma la sua uscita nel periodo di San Valentino potrebbe essere un problema, come citato in apertura. Uomo avvisato…

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