Lone Scherfig
, regista danese di An Education e del romantico One Day, porta al cinema il suo nuovo film Posh. Distribuito in Italia dalla Notorious Pictures dal 25 Settembre, Posh racconta la storia intrigante e corrotta di un gruppo di studenti di Oxford ricchi e viziati, che appartengono all’ esclusivo Riot Club. La star di Hunger Games Sam Claflin e Max Irons interpretano due new entry della celebre università inglese, che dopo pochi giorni, sono coinvolti nelle attività folli ed eccentriche di un club riservato alle “leggende” del paese, fin dal 1776. Sotto il segno del carpe diem, questi futuri imprenditori si riuniscono tra fiumi di alcool e atti di depravazione sociale, fino a raggiungere un punto di non ritorno. Infatti una delle tante serate di celebrazione, non va secondo i piani e la violenza prende il sopravvento in seguito ad un’esaltazione di gruppo che non trova un felice epilogo.
La Scherfig ha riunito nel cast alcuni dei giovani attori di Hollywood più in vista del momento. Oltre Claflin e Irons infatti, troviamo Douglas Booth recentemente apparso nell’epico Noahcon Russell Crowe e atteso nel prossimo film di fantascienza Jupiter Ascending con Channing Tatum e Mila Kunis. Un cast tutto al maschile per raccontare un aspetto scomodo della società contemporanea, legato alla parte marcia e amorale dell’alta società. Riprendendo le atmosfere di Funny Games e The Skulls, Posh sembra essere una denuncia all’assenza di valori etici di ragazzi allo sbando, troppo ricchi per preoccuparsi del mondo che li circonda, e con una concezione della donna e della vita,del tutto superficiali. Holliday Grainger, nei panni della studentessa borghese Lauren, è l’unico personaggio femminile che interagisce con questo branco maschilista e dissoluto, accecato dall’arroganza e dalla superbia, oltre alla piccola partecipazione di Natalie Dormer nella parte finale.
Il film ha un buon ritmo, con una storia drammatica contaminata dal thriller, ma anche fortemente coinvolta dalle emozioni della natura umana. La sete di vivere con la passione per l’eccesso, con l’idea che ogni giorno potrebbe essere l’ultimo, diventa il centro della sceneggiatura di Laura Wade, che presenta dei personaggi estremamente caratterizzati, immaginando anche il loro background e le loro origini. Posh infatti nasce sul palcoscenico teatrale, ma il film non inizia direttamente nella sala da pranzo dove si festeggia selvaggiamente il club, e lo spettatore è in grado di conoscere meglio i protagonisti, chi sono e da dove vengono, per avere un quadro più completo del loro percorso personale. Anime giovani e deboli, corrotte dalla loro stessa condizione privilegiata. Tema ricorrente al cinema o tra le serie tv, americane e inglesi, in cui spesso le confraternite e i club a numero chiuso, vengono presentati come gironi dell’inferno, con rituali di iniziazione macabri e disgustosi, e strani legami tra i membri che in fondo non sembrano affatto invidiabili. I punti deboli di Posh non sono la regia, il cast o la sceneggiatura, ma semplicemente le tematiche già affrontato numerose volte sullo schermo, che non regalano niente di originale. C’era bisogno dell’ennesima brutta copia di Arancia Meccanica? Posh è un film commerciale, di intrattenimento per teenager, ma debole e piatto da un punto di vista creativo e contenutistico. A voi l’ardua sentenza!
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