Il 10 Gennaio arriva nelle sale italiane Quello che so sull’amore, il nuovo film americano di Gabriele Muccino. Anche se gli americani si ostinano a considerarlo una commedia romantica mal riuscita, il film del regista italiano con grandi successi alle spalle (Ultimo Bacio, Sette Anime, La Ricerca della felicità) appare a noi come una commedia drammatica commovente ed emozionante, con buoni dosi di umorismo e leggerezza. George Dryer, interpretato da Gerard Butler, è un ex calciatore professionista che, dopo alcune scelte sbagliate professionali e personali, è solo e cerca di rimettere in piedi la sua vita recuperando il rapporto con il figlio di 6 anni e con la moglie Stacey (Jessica Biel) tradita tempo prima. Dopo alcuni mesi di lontananza, torna a vivere vicino alla sua famiglia, cercando un impiego stabile come commentatore sportivo, ma la prima occasione che gli si presenta è quella di diventare allenatore della squadra di calcio dei bambini del quartiere. Partendo da questo piccolo progetto egli ricostruisce qualcosa di importante per lui e per gli altri, non senza distrazioni, soprattutto a causa delle belle mamme che sono infatuate di lui e sfuggono dalle loro infelicità e frustrazioni.

Muccino mette insieme un cast davvero stellare con Uma Thurman, Catherine Zeta Jones, Jessica Biel, Dennis Quaid e il protagonista Gerard Butler, per portare sullo schermo una commedia dal tono amaro che racconta una storia di crescita personale, di riscatto e della difficoltà di cambiare la propria vita verso l’età adulta. Un quarantenne spesso si trova davanti al bivio di rimanere eterno adolescente o fare il salto e prepararsi per una terza età di qualità e responsabilità. Gabriele Muccino cerca proprio di descrivere questa scelta e le emozioni che essa fa nascere all’interno di un uomo che si sente un fallito, inadeguato al ruolo che si ritrova a coprire all’interno della società e della famiglia. Seppur la tematica ha una connotazione profonda e impegnativa, Quello che so sull’amore lascia anche molto spazio al sorriso, a divertenti equivoci e battute simpatiche che alleggeriscono il tono generale del film. Rispetto ai suoi lavori precedenti, in questa occasione il regista italiano risente delle scelte stilistiche della produzione americana, che, come ha raccontato lui stesso in conferenza stampa, ‘pensa più al marketing che al prodotto‘. Il pathos e il cuore che troviamo sempre nei film di Muccino, sembrano qui essere smorzati  e tenuti al guinzaglio, mantenendo una calma piatta che però esplode nella parte finale con alcune situazioni davvero coinvolgenti che trasportano lo spettatore. Il vero punto debole del film è la sceneggiatura di Robbie Fox tremendamente scontata e con battute spesso fuori luogo che strappano un sorriso lì dove dovrebbero far commuovere.

Dopo La Ricerca della Felicità Gabriele Muccino torna a parlare del rapporto padre – figlio, con la delicatezza e l’apparente semplicità che lo contraddistinguono, realizzando una commedia che non convince del tutto ma regala tuttavia una discreta storia sulla crescita personale e la consapevolezza della propria maturità.

 

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