Antebellum | Dal 14 dicembre su Prime Video la sorprendente opera prima

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Disponibile (in versione originale sottotitolata o doppiata) su Prime Video dal 14 dicembre 2020, Antebellum segna il debutto alla regia per Gerard Bush e Christopher Renz.

Antebellum | Un’opera prima eccezionale e sorprendente

Un incredibile piano sequenza porta lo spettatore dritto dritto dentro l’azione. Un vero e proprio esempio da manuale, il cui impatto emotivo è di una potenza devastante. Siamo in pieno periodo Guerra di Secessione Americana e nelle piantagioni di cotone lavorano decine di neri in situazioni disumane. Ma attenzione perché ci sarà il trucco… E sarà ciò che determinerà l’eccezionalità di questo progetto.

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Sulla falsariga di pellicole differenti per genere ma simili per tematiche, quali Get Out e Birth of a Nation, Antebellum lancia un messaggio importante e profondamente attinente alla realtà di oggi. Al tempo stesso denuncia dei meccanismi malati della società, frutto di un’intolleranza, un’insensibilità e di un’arroganza assolutamente deplorevoli.

La schiavitù e il percorso della rivoluzione

La schiavitù è stata una piaga debellata negli Stati Uniti nel lontano 1865, con il tredicesimo emendamento, sebbene se ne trovino ancora oggi tanti, troppi casi. Il razzismo, la discriminazione, i pregiudizi ne costituiscono il grande e terribile lascito. Ma tutto ciò non è tollerabile. La protagonista (Janelle Monáe) lo sa bene e si fa portavoce di un movimento eroico e necessario.

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Una scena di Antebellum

Il silenzio acquista un nuovo significato, la mitezza cela in fondo una forza inarrestabile, divenendo un eccezionale e infallibile mezzo per la sopravvivenza. Il percorso della rivoluzione parte da qui e arriverà molto lontano. È però imprescindibile starci ben dentro, per comprenderne le dinamcihe e saperle eventualmente ribaltare a proprio vantaggio.

“Il passato non muore mai, non è neanche passato”

La scelta di giocare su un doppio binario – del quale non vogliamo né possiamo svelare troppo – permette ad Antebellum di fare un salto di qualità pressoché deflagrante. Soprattutto perché nel corso della narrazione si vive un cambio di prospettiva inaspettato e disarmante.

Grazie a ciò le sensazioni aumentano di intensità. La rabbia cresce sino a superare i limiti, la paura assume diversi contorni e la disperazione conduce ad atti estremi.

Una riflessione sull’umanità

Disseminati qui e là ci sono indizi che potrebbero orientare la visione del film, ciascuno dei quali perfettamente inserito nel contesto e altamente simbolico. Si parla di lealtà e di schiavismo, di liberazione e di integrazione, di famiglia e di razza. Ma soprattutto si parla di umanità. Nel grosso calderone ce ne è di tutti i tipi ed è spesso difficile considerare esseri umani soggetti simili a quelli raccontati.

Va da sé anche una riflessione su come talvolta le vittime siano costrette, loro malgrado, a trasformarsi in carnefici, a compiere gesti sconosciuti alla loro indole, a prolungare il male che è stato prima fatto a loro. Lasciando, come immaginabile, un’ombra nell’anima.

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Dopo Il diritto di contare e Moonlight, la Monáe dà un’altra ammirevole prova, sostenendo e donando concretezza ai passaggi affrontati dalla sua protagonista. Altrettanto in parte, seppur schierata sul fronte opposto – del quale sembra essere ormai una delle migliori interpreti, vista la sua carriera cinematografica – Jena Malone.

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