Being the Ricardos | la recensione del film che ha fatto trionfare Nicole Kidman ai Golden Globes

Being the Ricardos | la recensione del film che ha fatto trionfare Nicole Kidman ai Golden Globes
3.8 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora

Per il suo nuovo film, Aaron Sorkin torna di nuovo al modello aureo che aveva sperimentato in tante puntate di West Wing, la serie televisiva che lo lanciò agli inizi degli anni 2000. Anche la trama di Being the Ricardos, infatti, si svolge nell’arco di una settimana lavorativa, in cui seguiamo la produzione di un episodio della celebre sitcom americana I Love Lucy, dal lunedì in cui avviene la lettura del copione fino alla registrazione dello show il venerdì. 

Non è un caso che proprio Sorkin, divenuto famoso con una serie televisiva che ha poi dato il via a quella “Golden Age” che prosegue ancora oggi, abbia deciso di omaggiare uno degli show più amati negli Stati Uniti degli anni ’50, il primo programma ad aver raggiunto oltre dieci milioni di famiglie, a finire in prima pagina sul Time e a diventare un modello per tutte le future sitcom grazie all’introduzione della tecnica di registrazione dal vivo con tre telecamere (quella che si vede in Wandavision, per cui I Love Lucy è stato un chiaro riferimento).

Regista sempre in divenire, di una classicità assoluta, Sorkin stavolta si pone all’altezza della sua eroina, rinuncia all’ostentato glamour hollywoodiano dei suoi precedenti lavori dietro la macchina da presa e confeziona il suo miglior film, di una modestia esemplare.

Being the Ricardos | una settimana su un set televisivo

Il film di Sorkin racconta soprattutto il disagio che si prova ad essere sempre la più intelligente della stanza, a dover affrontare decine di estenuanti conversazioni pur sapendo che, alla fine, la ragione sarà sempre dalla propria parte. Se Lucille Ball (Nicole Kidman) era una diva, una delle più grandi che l’America abbia mai conosciuto, Being the Ricardos rivela una donna trattenuta dal fatto di essere sempre un passo avanti agli altri, senza però avere la possibilità di imporre la propria visione se non dopo lunghe trattative con il marito, gli altri attori, lo showrunner, gli sceneggiatori secondari, lo sponsor (Philip Morris). Il suo raggio d’azione si riduce con l’avanzare del film: sono sempre gli altri (maschi) a prendere tutte le decisioni principali, con un sorriso sulle labbra che spesso rivela più inconsapevolezza (non poter neanche immaginare un sistema diverso da quello maschilista sul luogo di lavoro) che malizia.

Nella settimana decisiva della sua carriera, Lucile Ball deve rispondere dell’accusa di essere un membro del Partito Comunista e capire quanto ci sia di vero nello scoop di un tabloid che sostiene che suo marito (Javier Bardem), socio in affari e co-protagonista, la tradisce. Due problemi – uno politico e uno invece strettamente personale – che possono distruggere la carriera di chiunque (o almeno di qualunque donna), persino della star del programma televisivo più popolare del Paese. Ball sa perfettamente che il suo futuro lavorativo e la sua reputazione dipendono esclusivamente dal prossimo episodio, che non può essere semplicemente buono, ma perfetto. Nicole Kidman riesce a comunicare tutta questa tensione in maniera eccezionale, anche solo attraverso il controllo del corpo e l’attenzione per i gesti. 

Una prova formidabile di Nicole Kidman

Tutto ciò che accade in Being the Ricardos è successo davvero, ma ovviamente non è successo nella stessa settimana, o in un periodo di tempo così ravvicinato. Ed è proprio nella condensazione della narrazione che emerge la quintessenza dello stile di scrittura di Sorkin, la sua capacità di rendere credibile l’accumulazione agli occhi dello spettatore, di convincerlo che così tanti eventi importanti siano effettivamente avvenuti a distanza di pochissime ore l’uno dall’altro. 

Come West Wing, The Newsroom o Steve Jobs, anche Being the Ricardos è un “backroom drama” che approfondisce le dinamiche aziendali (in questo caso del mondo dello spettacolo), mostrandoci come venivano assemblate le puntate delle serie tv americane di quell’epoca. Le scene che si svolgono all’interno della finzione televisiva sono presentate in bianco e nero, con la patina del sogno. Ma, spenta la telecamera, Nicole Kidman riesce immediatamente a dismettere i panni di Lucy Ricardo e ad indossare quelli di Lucy Ball: sensuale ed esigente, pungente e affettuosa, comunicando agli spettatori la sua innata capacità di “leggere la stanza”, la condizione di una donna costretta ad aspettare che tutti quanti stiano al passo della sua intelligenza. 

By Davide Sette

Giornalista cinematografico. Fondatore del blog Stranger Than Cinema e conduttore di “HOBO - A wandering podcast about cinema”.

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