Finalmente l’alba, la recensione | A Cinecittà i sogni si avverano

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La recensione di Finalmente L'Alba (Foto: Eduardo Castaldo)

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La recensione di Finalmente L’Alba (Foto: Eduardo Castaldo)

In sala dal 14 febbraio, distribuito da 01 Distribution, Finalmente l’alba è il nuovo lavoro di Saverio Costanzo, con Lili James, Alba Rohrwacher e l’esordiente Rebecca Antonaci. Girato a Cinecittà, è stato presentato all’80esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Finalmente l'alba, la recensione | A Cinecittà i sogni si avverano
3.5 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora

A distanza di quasi un decennio dalla sua precedente pellicola, Hungry HeartsSaverio Costanzo torna in cabina di regia e confeziona un’opera alquanto diversa. Il suo nuovo progetto, Finalmente l’alba, contiene così tante suggestioni che appare davvero difficile classificarlo in un genere prestabilito.

L’atmosfera a tratti rarefatta, i rimandi a un certo tipo di cinema e a un preciso contesto storico, l’ambientazione circoscritta a un luogo fuori dal tempo e dallo spazio. Tanti elementi che vanno a comporre un quadro particolare, ricco, emozionante.

Forse non tutti riusciranno a entrare nel mondo creato dal cineasta romano, e a goderne allo stesso modo in cui lo ha fatto lui, realizzandolo. Ma non si può non aprezzarne il coraggio, la passione, lo sguardo sognante ma lucido. Finalmente l’alba racconta una favola, attraversata, però, da tematiche reali e complesse. Ne sono un esempio la mascolinità tossica, il patriarcato, l’emancipazione femminile.

Condotti in questa sorta di viaggio nel paese delle meraviglie (?), al fianco della protagonista – attraverso i cui occhi osserviamo ciò che la circonda – si viene proiettati negli anni Cinquanta, in una Roma fatta di cinema, glamour e magia. Se, centellinate nel corso della narrazione, sembrano alternarsi numerose citazioni, Costanzo ci ha tenuto a ribadire che sono del tutto involontarie.

Così come lo è la nostalgia che percorre la pellicola e che le dà un’aura ancora più pregevole. Difficile non rimanere affascinati da quel periodo, che ha segnato la nostra storia, socialmente e culturalmente. La ricostruzione risulta perfetta e coinvolgente, nonostante qualche falso storico dichiarato.

Finalmente l’alba | La trama del nuovo film scritto e diretto da Saverio Costanzo

Mimosa (Rebecca Antonaci) e Iris (Sofia Panizzi) amano profondamente i film con Alida Valli (Alba Rohrwacher), Josephine Esperanto (Lily James) e Sean Lockwood (il Joe Keery di Stranger Things).

Un giorno, dopo aver assistito a una proiezione in compagnia della madre, vengono fermate da un uomo che propone a Iris di presentarsi a Cinecittà per fare la comparsa nella nuova produzione internazionale che stanno girando. Conviniti i genitori, Iris e Mimosa partecipano al provino. Da quel momento, nulla sarà più lo stesso.

Iris viene scelta durante il casting, Mimosa si ritrova assunta suo malgrado. L’incontro con il suo mito, la Esperanto, determinerà una serie di eventi assolutamente imprevedibili ed eccezionali. La ragazza vivrà così un sogno a occhi aperti, con il rischio di tramutarsi spesso in un incubo.

Finalmente L’Alba (Foto: Eduardo Castaldo) – Newscinema.it

Un viaggio di formazione nel realismo magico

Finalmente l’alba

somiglia a un viaggio di formazione, durante il quale la protagonista cresce e cambia la sua prospettiva. Da figlia e sorella minore a donna (e “domatrice” di leoni), Mimosa affronta le sfide che una sola sera le mette dinanzi con tutto ciò che fa parte del suo essere. La dolcezza in primis, la passione che la spinge e la motiva, la determinazione a non arrendersi. Se, all’inizio, la corrente la trascina, conducendola in situazioni che le vanno troppo strette, nel momento in cui inizia a decidere per sè, evolve, sboccia come un fiore.

In poche ore scopre di possedere capacità di cui non sapeva nemmeno di aver bisogno, lasciando un segno in chi la incontra. Le sue azioni incidono sulle esistenze degli altri, in un modo o in un altro, portandola anche a prendersi una “rivincita” su coloro che si sono presi gioco di lei.

Parallelismi e simbologie arricchiscono la pellicola, donandole varie stratificazioni, talvolta surreali, che sollevano spunti di riflessione e interpretazioni differenti. Il realismo magico sfiora il racconto, che non è però mai incanalato in un’unica identità.

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