Definito “il thriller rivelazione dell’anno”, Strange Darling sbarca nelle sale italiane il 13 febbraio, distribuito da Vertice360. In cabina di regia JT Mollner, mentre davanti alla macchina da presa troviamo la coppia formata da Willa Fitzgerald e Kyle Gallner.
Quest’anno il giorno di San Valentino potrà essere festeggiato in maniera alquanto originale con l’arrivo al cinema – a distanza di un anno dagli Stati Uniti – dell’atteso Strange Darling. La pellicola, un thriller dall’epilogo inatteso e disarmante, porta la firma di JT Mollner (al suo secondo lungometraggio) e regala a Willa Fitzgerald un trampolino di lancio ineccepibile.
La promettente attrice, già apprezzata nella serie Netflix La caduta della casa degli Usher, canalizza l’attenzione e domina la scena dal primo all’ultimo minuto. Forte di una grande espressività e di una naturalezza che le permette di cambiare credibilmente registro con un semplice sguardo. Ed è proprio lo sguardo uno dei tramiti più efficaci della storia.
La macchina da presa sta addosso ai suoi protagonisti, tanto che sembra quasi di percepirne l’odore della pelle e la morbidezza al tatto. Se ne esce con sensazioni conturbanti e viscerali, che scuotono nel profondo, garantendo, al tempo stesso, un intrattenimento a livelli altissimi. Complici anche lo stile e la struttura del film, Strange Darling si rivela un vero e proprio cult di cui si parlerà a lungo.
Strange Darling: la trama del film senza spoiler
Il rischio di spoiler con opere come Strange Darling è davvero dietro l’angolo, perciò attenzione a non rovinarvi la sorpresa troppo in fretta. Anche perché rimette in discussione praticamente tutto, fornendo un punto di vista differente e cruciale.
Protagonista delle vicende è una bella ragazza (Fitzgerald) – della quale non conosciamo il nome – alle prese con un affascinante uomo (Gallner) che la insegue per le strade dell’Oregon. Ferita, insanguinata e completamente vestita di rosso – cosa che non aiuta nella fuga tra i boschi, dove sarebbe utile mimetizzarsi – la giovane deve mettere mano a tutte le sue risorse per sopravvivere.
La cosa particolare e molto accattivante del film è che è sviluppato in 6 capitoli, presentati non in ordine coronologico. Sebbene non abbia appigli con la realtà, narra gli ultimi omicidi di un serial killer che avrebbe idealmente agito negli Stati Uniti tra il 2018 e il 2020. Inoltre, può vantare di essere stato girato in pellicola, ed è evidente quanto ciò lo impreziosisca e gli conferisca un’identità forte. A tal proposito appare anche emblematico il passaggio dal bianco e nero al colore e viceversa.
Un fascino che sfiora l’antifemminismo
Tra Nicolas Winding Refn e Gaspar Noè, JT Mollner realizza un’opera dall’appeal indiscutibile, che pecca solo sul finale con delle scelte che possono risultare antifemministe e nocive. Se nella storia si parla di sicurezza e di violenza, bisogna fare sempre attenzione a come certe tematiche, attuali e importanti, vengano recepite. Soprattutto da pubblici meno preparati e più volubili.
La storia della protagonista apre gli occhi su tutta una serie di questioni interessanti, capaci di stimolare la discussione e il confronto. A patto però di relegare ciò che si vede sullo schermo a una finzione che vuole solo intrattenere e non insegnare o fungere da modello.
La cura ai dettagli, soprattutto ai colori – si vedano le Dr. Martens rosse o l’intimo indossato da lei che riprende la camicia a quadri di lui – così come l’alternanza di musica assordante e spaventoso silenzio, sanno di ciliegina sulla torta di un progetto senza dubbio valevole.