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Una notte a New York, in taxi per una seduta di psicoanalisi con Sean Penn

Car movie tutto basato su di un lungo dialogo tra una cliente e il suo tassista, l’esordio alla regia di Christy Hall convince per raffinatezza e complessità. Una notte a New York è disponibile su Prime Video.

3.5 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora

Una notte a New York, prima prova da regista per la sceneggiatrice e drammaturga Christy Hall, è un film innanzitutto di volti e di sguardi, che rimaneggia uno dei meccanismi fondamentali del linguaggio cinematografico fin dalla sua nascita, quello del campo-controcampo. Ambientato tutto in un taxi, questo lunghissimo dialogo tra un autista e la sua passeggera si regge tutto sulle prove attoriali dei suoi due – unici! – protagonisti.

Da un lato abbiamo Sean Penn, una faccia praticamente infallibile, che riesce a comunicare mille emozioni contrastanti tutte in una volta, dall’altro Dakota Johnson, un’attrice che forse non è intuitivamente la scelta più logica per questo tipo di ruolo e che invece, sapientemente diretta, riesce a fare esattamente ciò che le viene richiesto: rivelare poco alla volta la sua personalità, lasciando apparire sul suo volto nuovi e contrastanti sentimenti man mano che il dialogo che guida il film va avanti. 

Dakota Johnson in Una Notte a New York (Foto: Prime Video) – Newscinema.it

Una notte a New York, un lungo dialogo in taxi

Individuata l’automobile come luogo confessionale, il film acquisisce una direzione: i personaggi, trascorrendo molto tempo insieme in un unico spazio, rivelano più chiaramente allo spettatore le progressive modificazioni nella loro relazione, che diventano immediatamente visibili quando lo sfondo è sempre uguale a se stesso.

I protagonisti tendono ad aprirsi maggiormente nel momento in cui condividono la stessa destinazione e si sentono finalmente accomunati da un punto di arrivo che devono raggiungere insieme. La diversa posizione dei due – lei sul sedile posteriore e lui al posto del guidatore – indica ovviamente anche un diverso rapporto di forza, che andrà mutando, riservando qualche inaspettata sorpresa. 

Quello di Dakota Johnson è un personaggio inizialmente meno ancorato al “qui e ora”, che vediamo letteralmente “fluttuare” nelle riprese attraverso lo specchietto retrovisore, con la testa che svolazza nell’inquadratura. Assorbita nella sua relazione tossica, nei continui stimoli che provengono dall’esterno, dal mondo digitale che non permette ritardi e digressioni.

Tutto il contrario del suo autista, che ci viene mostrato comodo sul suo sedile, con i piedi ben piantati nel momento che sta vivendo, attentissimo a ogni scambio con la sua cliente e a ogni suo più piccolo gesto. Sono due età che si confrontano, due modi differenti di stare al mondo, probabilmente anche due modi differenti di intendere la professione dell’attore. Ed è da questa strana relazione che il film trae la sua forza.

Sean Penn in Una Notte a New York (Foto: Prime Video) – Newscinema.it

Tensione e mistero

Ma ovviamente il setting claustrofobico del taxi fa venire in mente anche i tanti thriller che recentemente sono stati ambientati nel chiuso di un auto da cui non si può uscire, da Locke con Tom Hardy a Locked con Anthony Hopkins. Ed è anche per questo che Hall gioca con le aspettative dello spettatore, inserendo un elemento di mistero in quella che altrimenti apparirebbe come una seduta di psicoanalisi non richiesta, innescata da un incidente d’auto sulla strada che rallenta il percorso del taxi.

La ragazza è infatti continuamente distratta dalle notifiche sul suo cellulare: un uomo non smette di mandarle messaggi chiedendole quando arriverà, con sospetta insistenza. Ci si chiede chi sia davvero quell’uomo che non vediamo e quale sia la reale relazione con la protagonista. Se costituisca per lei una minaccia o meno. 

Come il “villain” della storia, che non vediamo mai in volto ma che impariamo a conoscere solo attraverso i suoi messaggi e la reazione che questi suscitano sul volto della ragazza, così c’è un quarto personaggio che ci viene presentato solo attraverso il suo riflesso sui vetri, che è la città di New York.

È splendido in tal senso il lavoro fatto da Hall per rendere riconoscibile la città americana, il suo skyline, anche semplicemente attraverso la temperatura delle luci che cambia da quartiere a quartiere, irradiando l’abitacolo dell’automobile. Il viaggio, così, assume anche visivamente una connotazione più metafisica, sottraendo il racconto alle sue contingenze. 

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Davide Sette
Davide Sette
Giornalista cinematografico. Fondatore del blog Stranger Than Cinema e conduttore di “HOBO - A wandering podcast about cinema”.

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