L’attesa dei fan era incessante ma è finalmente arrivato il momento di correre in sala per ballare ed emozionarsi insieme a Wicked.
Fin dal suo annuncio è stato immediatamente una calamita dalla potenza irrefrenabile, tanto per i fan di tutto il mondo quanto per chi semplicemente era incuriosito all’idea di vederlo. Wicked (parte uno) ha saputo mantenere costante il livello di hype, facendo parlare di sé costantemente e riuscendo a coinvolgere nei mesi un vasto pubblico.
Ora che le sale italiane (dal 21 novembre) finalmente lo ospitano, la domanda da farsi è: riuscirà a soddisfare le aspettative conquistando tutti?
Da dove partiamo
Non c’è mai stato dubbio a riguardo, Wicked non sarà un film unico. Ecco dunque che dopo una breve intro che segue un simpatico logo Universal vecchio stile, il titolo che appare sullo schermo, seppur nero e bruttarello per un film così colorato, dichiara subito di essere la “parte uno”.
Aggrappato all’eredità del meraviglioso mondo del Mago di Oz, ma ancor di più adattamento del musical Wicked che a sua volta era tratto dal romanzo Strega_Cronache dal regno di Oz in rivolta di Gregory Maguire, questo magico blockbuster racconta le origini del legame tra Elphaba e Glinda.
Con le spalle parate, almeno apparentemente, dall’enorme successo che uno dei musical più amati e longevi degli ultimi vent’anni ha saputo raccogliere, Wicked risulta una storia molto leggera, femminile ma soprattutto trasudante glucosio da tutti e pori.
La giovane e viziata Glinda (Ariana Grande) è una ragazza molto popolare e da tutti ammirata all’interno del Regno di Oz. Dal lato verde della medaglia invece troviamo Elphaba (Cynthia Erivo), una giovane donna emarginata e da sempre schernita. Un giorno, per una sequela di eventi improbabili, il percorso delle due verrà unito all’interno dell’università Shiz e da qui inizierà un’avventura che le avvicinerà, prima forzatamente poi con sincero trasporto.
Troppa correttezza sociale forzata
Oggigiorno sembra far gola a tutti inserire tematiche sociali nei propri prodotti, ma se da un lato è senza dubbio giusto farlo, dall’altro la differenza la fa il modo in cui lo si fa. Gli input che chiameremmo “politicamente corretti” in questo Wicked sono davvero un’infinità e molti di questi risultano poco amalgamanti o coesi tra loro, al contrario decisamente ostici e stridenti.
Si potrebbe fare addirittura una lista di tutti questi momenti ma non servirebbe a molto, il punto è che ancora una volta vincono le mode, vince ciò che la società intima di fare a discapito di quello che andrebbe fatto, che purtroppo viene sempre di più a mancare.
Non esiste un vero villan nella storia, non ci sono più i cattivi seri, quelli da contrastare ed eliminare, ora il nemico è ritrovare sé stessi o combattere gli stilemi sociali retrogradi. Nelle grandi storie di oggi è sempre più ricorrente questa tendenza a voler edulcorare, proteggere da non si sa chi o cosa, finendo per realizzare racconti tutti uguali, sterili, inefficaci.
Cosa funziona
Un’arma vincente di Wicked è certamente il fatto di essersi aggiudicati due star come Cynthia Erivo (vincitrice di Emmy, Grammy e Tony) e Ariana Grande (vincitrice di Grammy e icona pop mondiale). Le due, ovviamente, rendono la sfera musicale una dolce melodia che, tra momenti più emozionanti e altri proiettati sull’ironia, avvolge lo spettatore e lo rende parte di quel mondo fantasioso.
Lo stesso vale poi per le calibratissime coreografie e per tutta la cornice estetica, determinante in un film del genere. Il make-up infatti, tanto quanto gli effetti sia digitali che non (qui hanno spesso preferito il realismo soprattutto per le location), funzionano sempre.
Ma l’elegante finezza non finisce qui, sono anzi gli ultimi due elementi ad impreziosire maggiormente il tutto. I colori sgargianti e i costumi incantevoli concludono dunque il brillante lavoro, confezionando questo Wicked con un bel fiocco e rendendo la visione sul grande schermo un’esperienza di puro e vero intrattenimento.
Se da un lato dunque, ciò che appaga l’occhio è senza alcun dubbio fascinoso, sul piano narrativo invece il film mostra tentennamenti e lacune.
Dove scivola Wicked
Fin dai primi minuti si parla di malvagità innata o meno senza poi approfondire, di semplice diversità come fosse stata accettata in quanto tale ma poi si agisce diversamente, di terribili scenari futuri ma senza veri moventi. Il problema più ingombrante di Wicked vive tra le righe della sceneggiatura.
In linea con ciò che il film vuole essere e quindi un blockbuster che ti distrae con vocalizzi, colori e ampi paesaggi di un mondo magico, traballa purtroppo sul piano narrativo, in cui spesso risiede una veduta d’insieme priva di attenzione.
Simpatico a tratti, questo è da ammettere, scivola su questioni che si spera argomentino nel prossimo capitolo. Vero è, che in due ore e quaranta minuti, si poteva incastrare qualche dialogo più organizzato e moventi meglio identificati. Sono molteplici infatti le riserve che Wicked lascia per il futuro, cadendo in una costruzione mal bilanciata delle sue fondamenta e dilungandosi in sequenze poco utili ai fini della trama. Così facendo sacrifica accorgimenti che avrebbero invece compensato le mancanze.
Diretto dal regista Jon M. Chu, Wicked è dunque il primo capitolo di una saga che prova ad inserirsi nel mercato dell’intrattenimento audiovisivo, forse un po’ pretenziosamente e cavalcando lo sfruttamento delle tendenze odierne, ma di certo regalando una parentesi spensierata a tutta la famiglia.
La seconda parte di Wicked arriverà al cinema il 21 novembre 2025. Il cast, tra gli altri, vanta anche la presenza di Michelle Yeoh, nel ruolo della preside dell’Università Shiz Madame Morrible, Jonathan Bailey alias Fiyero, l’arrogante principe e il leggendario Jeff Goldblum che presta voce e corpo al divino Mago di Oz.