Poche volte un film mi lascia senza parole nel senso letterale del termine. Per capire se mi è piaciuto o meno ho bisogno di tempo per fermare i pensieri e le numerosi elucubrazioni che mi hanno affollato la testa durante la visione. Madre! di Darren Aronofsky ha sconvolto il pubblico di Venezia 74, chiamando fischi e applausi in egual misura, e lasciando sicuramente un segno nel concorso internazionale del festival che sta per volgere al termine.
Nelle sale italiane dal 28 Settembre 2017, distribuito da 20th Century Fox, Madre! racconta la vita di una coppia innamorata, interpretata da Jennifer Lawrence e Javier Bardem, che comincia a ricevere la visita di alcuni ospiti ambigui e misteriosi. Si potrebbe parlare più che altro di un’invasione con successiva violazione della privacy, fino ad una situazione assurda e surreale che non si può approfondire senza fare spoiler. Lei è una giovane ragazza che ama prendersi cura della casa e stare vicino al suo compagno, un affermato scrittore in cerca di una nuova ispirazione. Quest’ultimo sembra trarre forza e fiducia dall’adulazione dei suoi lettori, che coinvolge nella sua vita, come se la sua dolce metà non fosse abbastanza per essere felice e soddisfatto.
Un film difficile da digerire
Il regista di Noah e Il Cigno Nero si diverte a provocare lo spettatore con un racconto intenso e disturbante che si spinge ai limiti della credibilità, mantenendo i personaggi in un’atmosfera avvolta nel mistero e nell’attesa. Fin dalla prima scena seguiamo la Lawrence negli spazi di una casa coloniale immersa nel verde, che sembra custodire una storia antica nelle pareti, sotto i tappeti e negli angoli di oscurità che si creano ogni ora. Si avverte che non tutto è come sembra e che c’è bisogno di tempo e attenzione per comprendere il disegno generale di Aronofsky, che costruisce un thriller soprannaturale con una subdola spiritualità. Un sogno ad occhi aperti, o meglio un incubo pronto ad inghiottire ogni cosa, in cui non mancano momenti kitsch e azioni gratuite che risultano eccessive.
La fama come persecuzione
Madre!
è uno di quei film di cui è difficile scrivere una recensione critica e razionale, poiché suscita una serie di sentimenti contrastanti, regalando tuttavia un’esperienza originale e nuova. Ci chiede di interpretare a nostro modo un’opera allegorica e folle con un ritmo dinamico e una messa in scena suggestiva e potente. Alcune inquadrature sono curate nel dettaglio e ipnotizzano, sospese in un tempo spesso confuso e alterato. Il tema della maternità non è il cuore pulsante del film, come si potrebbe immaginare dal titolo, ma i riflettori sono puntati su un amore contaminato da gelosia, segreti e una mancata intimità. Aronofsky analizza piuttosto un concetto di fama come una forza negativa che seduce il protagonista interpretato da Bardem, contento di essere “perseguitato” da un gruppo di persone folli che superano ogni immaginazione. E poi la creazione, il Paradiso, la vita…
Un’apocalisse visionaria
Elementi religiosi, un simbolismo diffuso e una presenza dell’occulto generano un linguaggio filmico che rompe gli schemi e travolge tutto e tutti, fino ad un finale delirante e strabordante. La Lawrence e Bardem convincono senza lode, mentre Michelle Pfeiffer torna sul grande schermo in grande stile, con un personaggio intrigante e sensuale, necessario.
Il parto genera un’apocalisse di sangue, morte e violenza, per una creatività senza freni del regista. Riduttivo definirlo un horror, un thriller, un dramma psicologico, perché Madre! droga il pubblico di metafore ed ipotesi fino al punto di non ritorno, visionario e ambizioso. Madre! è un film da sentire, anche se le emozioni non sono del tutto piacevoli, e potrebbe essere necessaria una seconda visione.