RFF13: Il mistero della casa del tempo, conferenza stampa

Bella come poche attrici al mondo, Cate Blanchett vincitrice per ben due volte del premio Oscar, questa volta si è cimentata in una commedia fantasy per ragazzi dal titolo Il mistero della casa del tempo diretto da Eli Roth. La Blanchett è Mrs. Zimmerman e presenta un look sempre fine ed elegante con capelli grigi sfumati con il viola, ricorda sotto alcuni punti di vista, il personaggio di Mary Poppins. Il film è tratto dal romanzo di John Bellairs, un classico dell’infanzia che in tempi non sospetti, la Blanchett aveva letto quando era bambina. Durante la conferenza stampa incentrata sulla proiezione de Il mistero della casa del tempo, la bellissima attrice ha parlato anche di esperienze personali molto interessanti.

Cosa ha pensato quando ha letto per la prima volta la sceneggiatura?

C’è da dire che ero molto ansiosa di lavorare con un regista come Eli Roth, data la mia passione per il genere horror. Ad incuriosirmi è stato il fatto che questa storia di magia ma ambientata nel mondo reale, era destinata in particolar modo ad un pubblico di ragazzi. Per tanto il film, non doveva avere contenuti troppo pesanti né provocatori, bensì doveva contenere un messaggio giusto: nella vita possiamo cambiare tutto quello che non ci piace, che sia a scuola o all’ università.

Nel film c’è una frase che viene ripetuta spesso: “la magia è dentro di te”. Lei come intende questo concetto legato alla magia interiore? Cosa e quanto ama questo genere di film?

Di questo genere mi piacciono le scenografie e i costumi. Nel film mi piace vedere come la magia riesca ad entrare in azione nel mondo reale. Un mondo che viene trasformato in qualcosa di migliore, proprio attraverso la magia. In questo film, la magia è da intendersi come una metafora del cambiamento, come una necessità dell’evoluzione, di cambiare opinione.

Quando si trova a girare un film sente il dovere di lanciare un messaggio importante ai giovani e in primis ai propri bambini?

Secondo me c’è un messaggio positivo rivolto ai giovani e alle loro famiglie. Non bisogna lasciarsi condizionare dalle etichette che spesso vengono date in luoghi come le scuole e le università. Questo non è un film pesante, non ci sono sermoni destinati ai ragazzi. Ci sono solo tre personaggi stravaganti che attraverso l’utilizzo della magia rendono tutto più incantevole.

 

Lei è madre di quattro figli, una dei quali è stata adottata. Quanto ha messo della sua vita privata in questo film, visto che c’è una storia che parla di adozione?

Il film parli di tre persone rimaste in orfane perché Jonathan se n’è andato di casa. Il mio personaggio ha perso il marito e la propria figlia nello sterminio nazista. Alla fine, si cerca di creare una nuova famiglia con i cocci rotti delle precedenti. Le famiglie si formano in tanti modi, è sempre stato, anche se non sempre viene accettato. Per quanto riguarda la mia vita privata, non c’è alcuna differenza tra l’amore che nutro per mia figlia adottiva e i miei tre figli biologici.

Nel film viene citato l’aggettivo “indomito”. È un termine che sente vicino alla sua persona, magari legato al suo successo?

I fallimenti hanno un valore importantissimo nella vita di un essere umano, perché attraverso questi passi falsi si costruisce il proprio successo. Per quanto mi riguarda, sono stati proprio gli insuccessi che ho avuto nel corso della mia carriera a rendermi “indomita”.

In questo film la magia è la protagonista. Se potesse avere un super potere, quale vorrebbe?

“Bella domanda. Vorrei tanto avere quel potere che faccia andare tutti a votare, in particolar modo i giovani. Le elezioni sono lo strumento democratico di un Paese e  possono avere conseguenze importanti su tutto il mondo”.