Diretto dal regista spagnolo Eugenio Mira, già conosciuto per l’apprezzatissimo Agnosia, Il Ricatto (Grand Piano) è uno straordinario omaggio a maestri del cinema come Spielberg, Zemeckis, De Palma e soprattutto al grande Alfred Hitchcock. Il film infatti è stato scritto ispirandosi proprio alle atmosfere de L’uomo che sapeva troppo, al fine di ricreare un’elevata tensione emotiva e la stessa suspance dei film di Hitchcock.
Il Ricatto narra la storia di Tom Selznick, un giovane pianista ritiratosi precocemente dalle scene a causa di una strana fobia da palcoscenico, che gli procurò un blocco improvviso durante un’esibizione; il suo ritorno sul grande palco sarà segnato però da un avvenimento alquanto strano e quanto mai imprevedibile, che condizionerà l’intera esibizione. Nel momento in cui si appresterà infatti a dare inizio al suo nuovo concerto, dopo cinque anni di assenza, Tom troverà scritto sul suo spartito un messaggio agghiacciante: “Sbaglia una nota e morirai”. Il giovane pianista sarà costretto così a suonare un brano difficilissimo, La Cinquette, senza commettere neanche il minimo errore, un pezzo definito nella stessa sceneggiatura come “Il brano impossibile”, perché pare contenga note tecnicamente impossibili da eseguire nella realtà, e a cercare contemporaneamente di smascherare il cecchino che gli parla attraverso un auricolare. Il protagonista, Elijah Wood, suona realmente i pezzi per pianoforte con cui si misura il suo personaggio e nonostante suonasse già il piano sin da bambino, sembra abbia dovuto prendere ulteriori lezioni anche durante le riprese del film, proprio a causa di alcune parti impossibili da eseguire persino per musicisti professionisti.
Considerato una vera e propria sfida cinematografica, Il Ricatto mostra, sin dalle prime scene, delle atmosfere tipicamente hitchcockiane, riuscendo a mantenere, per circa un’ora e mezza, quel climax tipico dei grandi thriller e quella tensione psicologica che lascia costantemente con il fiato sospeso, caratteristica dell’universo hitchcockiano. E’ questa infatti l’atmosfera che Damien Chazell, sceneggiatore del film, ha voluto ricreare e che sta alla base de Il Ricatto. Una sceneggiatura scritta senza alcuna garanzia di vendita, non esisteva infatti nessuna commissione ma solo la speranza che un produttore, prima o poi, l’avrebbe notata e acquistata facendone un film di successo. E così è stato, sovvertendo ogni tipo di pronostico secondo il quale sceneggiature come questa, nate avventurosamente, vengono poi dimenticate. La sceneggiatura invece piacque così tanto da ricevere in brevissimo tempo numerose offerte da parte di diverse società di produzione e anche la disponibilità immediata di attori di grande calibro pronti a fare i protagonisti.
Le riprese del film hanno toccato varie città, Barcellona, Chicago e Las Palmas de Gran Canaria, per una durata complessiva di quarantaquattro giorni. Sono state scelte città diverse, nonostante l’ambientazione si svolgesse prevalentemente all’interno di un teatro, per un semplice motivo logistico. Erano previste infatti cinquecento scene da realizzare con effetti speciali e se il tutto fosse stato girato in un vero e proprio teatro il budget sarebbe aumentato di molto, da qui la scelta di ricostruire una parte del teatro direttamente sul set e di ricreare invece il resto in digitale (come il 90% del pubblico e l’intero teatro, eccetto il palcoscenico).
Le immagini del pubblico all’interno del teatro infatti sono state girate prima nelle Canarie e solo successivamente, attraverso un processo di riproduzione digitale, ne è venuta fuori l’illusione di un teatro con quattromila spettatori. Un effetto visivo finale davvero straordinario. Il Ricatto rappresenta quindi una sfida a tutti gli effetti, sia dal punto di vista narrativo sia per quel che riguarda la realizzazione della colonna sonora. L’intera azione infatti si svolge durante un concerto per piano ed orchestra, il che vuol dire che la musica è stata composta prima dell’inizio delle riprese, dato che i musicisti sullo schermo avrebbero dovuto suonare le stesse note udite poi dallo spettatore all’interno della sala. Era quindi necessario avere, durante le riprese, una vera e propria orchestra e realizzare un apposito casting al fine di trovare musicisti professionisti, che non solo fossero in grado di suonare gli strumenti assegnati ma che avessero soprattutto l’aspetto adatto per un film ambientato a Chicago ma girato a Barcellona. Un film coinvolgente, che non mancherà di stupire, travolgere ed affascinare in ogni scena, lasciando con il fiato sospeso i suoi spettatori.