Vivo o morto tu verrai con me!
Vi ricorda qualcosa questa frase? Per confermare la sua passione per i remake, Hollywood ha permesso al regista Josè Padilha di realizzare un nuovo Robocop, che non è prettamente un remake ma un reboot, ovvero una nuova proposta del cult degli anni ’80, rivisitato e corretto, che arriverà nelle sale italiane il 6 febbraio 2014. Ad interpretare il ruolo che rese celebre Peter Weller, è il giovane Joel Kinnaman, star della serie tv The Missing, che veste i panni di un poliziotto, marito e padre modello che un giorno viene ferito gravemente, e diventa l’occasione della OmniCorp di realizzare un super poliziotto, in parte umano e in parte robot. Ambientato nel 2028, il film procede sullo sfondo di una Detroit senza dubbio diversa, ma non eccessivamente futuristica, e Alex Murphy alias Robocop è presentato in una chiave nuova e contemporanea, rendendo comunque omaggio con il costume color argento di inizio film e mantenendo la struttura del notiziario come filo conduttore della struttura narrativa.
Anche se la storia è la stessa, il nuovo Robocop propone nuovi punti di vista, nuovi effetti speciali, ma anche numerosi spunti di riflessione, ponendo una particolare attenzione al rapporto tra l’ uomo e la macchina e tra Robocop e la sua famiglia, due aspetti quasi assenti nell’originale del 1987. L’eroe combatte continuamente con se stesso, con la sua coscienza e con le sue emozioni umane che, nonostante interventi esterni, non cessano di farsi sentire e di indicargli la giusta direzione. Padilha utilizza molto la ripresa in soggettiva e la cosiddetta robo-vision, che permette allo spettatore di vivere il punto di vista del protagonista e vedere il mondo e le persone intorno, attraverso i suoi occhi. Mentre nel primo film Peter Weller diventa da un momento all’altro una macchina che pensa solo alla giustizia e solo nei sequel comincia a riscoprire la sua anima, in questo film la vendetta è il movente che porta Murphy a rimanere se stesso nonostante tutto, e proprio nel dolore e nella paura dell’incidente che lo ha trasformato, riesce a trovare la forza per seguire il suo obiettivo.
Gary Oldman nei panni del medico e ricercatore che dà vita a Robocop come Frankenstein, è coinvolto pienamente dal ruolo di uomo di scienza con dei principi combattuto tra il bene e il male, poiché alle dipendenze di un imprenditore che pensa solo al profitto. Quest’ultimo, Raymond Sellars, ha il volto del mitico Michael Keaton, che si unisce al resto del cast che comprende Abbie Cornish e Samuel L. Jackson per un film che intrattiene e coinvolge, non tanto per gli effetti visivi o l’ampia presenza di pura e raffinata tecnologia, quanto per la parte emotiva, che tende a definire i limiti della moralità e legittimità dell’utilizzo di una tecnologia particolarmente avanzata con un sottotesto apertamente politico. Robocop di Josè Padilha è un film ben riuscito che rivela una buona squadra di professionisti dietro le quinte, a partire da un buon autore fino a tecnici capaci e attenti ai particolari. Uno di quei pochi remake che smentisce i numerosi fallimenti del genere.
Guarda un VIDEO del DIETRO LE QUINTE del film!