Scream 4: la recensione del film horror

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Scream 4 - Newscinema.it

scream 5Dopo ben quindici anni e 506 milioni di dollari incassati in tutto il mondo Wes Craven torna a impugnare la saga che ha riscritto il cinema horror contemporaneo: Scream.

Dopo aver creato Freddy Krueger, una delle icone horror più importanti di tutti i tempi, ed essersi addentrato nel nostro inconscio durante la fase rem con Nightmare, Craven si reinventa nel 1996 con “Scream – Chi urla muore”, teen-horror che sbeffeggia i film di paura costruendo e decostruendo le regole classiche del clichè horror: “Mai dire Torno Subito”, ad esempio, è una delle tante regole che devi rispettare se vuoi sopravvivere.

A supportare la geniale regia di Craven del primo Scream c’era la sceneggiatura altrettanto intelligente e brillante di Kevin Williamson, uno degli sceneggiatori horror più originali delle ultime due decadi. Il successo di Scream fu talmente enorme (oltre cento milioni di dollari nei soli Stati Uniti) che dopo soli sei mesi lo stesso team era già sul set di “Scream 2”, altra perla del cinema horror caratterizzata dal misto di humour e paura tipico dell’accoppiata Craven-Williamson, infatti, non a caso, si ironizzava proprio sul fatto che i sequel rovinassero quasi sempre l’originale.

I primi problemi arrivarono proprio con Scream 3, innanzitutto perché vennero posti dei limiti creativi a Craven (il fatto che sia uscito come “film per tutti” dice già molto) e in secondo luogo perché alla sceneggiatura non c’era più Williamson ma Ehren Krueger (ebbene si, si chiama proprio Krueger) che a dispetto del suo nome terrorizzante annoiò il pubblico. Il franchise era morto. O forse no? Una delle regole principali di “Scream” era proprio “anche se sembra morto l’assassino si rialza sempre” ed ecco che nel 2011 a rinascere è proprio lo stesso franchise con “Scre4m”, con tanto di ritorno di Craven alla regia, Williamson alla sceneggiatura e ovviamente Neve Campbell, Courtney Cox e David Arquette rispettivamente nei loro storici ruoli di Sidney Prescott, Gale Weathers e Linus Riley.

Il film si svolge dieci anni dopo l’ultimo Scream (che era effettivamente del 2000) e racconta la storia di Sidney Prescott, tornata a Woodsboro per presentare il suo nuovo libro, e del suo disperato tentativo di mettere fine a ghostface, tornato a mietere vittime. Ad aiutare Sidney ci sono sempre la coppia Gale-Linus, che mostrano i segni di un matrimonio di dieci anni e che provano in tutti i modi a fronteggiare ghostface senza (per l’ennesima volta) rimetterci la vita. Quando “Scre4m” inizia, la prima impressione che si ha è di qualcosa di già visto. Craven e Williamson hanno già giocato molto con il metacinema e non è troppo difficile intuire i primi dieci minuti, ma ecco che sul grande schermo compaiono i famosi camei di Anna Paquin e Kristen Bell ed ecco che rimaniamo totalmente fregati.

Ebbene si, Craven e Williamson sono ancora geniali. Ovviamente per quanto carina la scena iniziale di “Scre4m”, non si avvicina neanche lontanamente al folgorante opening di “Scream” (con uno strabiliante cameo di Drew Barrymore) nè tanto meno alla scena cult di Jada Pinkett e Omar Epps ambientata in un cinema di “Scream 2” e, assurdo ma vero, neanche alla apertura di “Scream 3” con Liev Schreiber, cosa più riuscita dell’intero film. Ma i veri problemi vengono dopo. Il film prosegue in modo abbastanza piatto, senza neanche un omicidio memorabile per tutta la durata del film, il sangue usato è pochissimo e la paura stenta ad arrivare. Che fine hanno fatto quelle scene che ti tenevano per tutto il tempo con il fiato sospeso? Purtroppo in questo “Scre4m” non ce ne è neanche l’ombra, almeno fino al gran finale. Quando le speranze di noi spettatori cominciano a vacillare ecco che finiamo dritti dritti in un ospedale, nel vero senso della parola. Finalmente possiamo riconoscere un Craven alla regia e uno Williamson alla sceneggiatura.

La tensione sale e non capiamo quello che succederà fino ai titoli di coda. Craven e Williamson attraverso l’uso dei social networks (anche essi criticati e ironizzati nel film) ci avevano fatto intuire che avremmo potuto dire addio ad uno dei tre storici personaggi e lo spettatore vive in perenne ansia questa eventualità. Nel film possiamo trovare tantissime citazioni del primo “Scream”, a partire dalla famosa scena del garage di Rose McGowan, al già citato “Torno Subito”, alla attenzione per i giochetti cinematografici di ghostface e alla perenne ironia sul cinema horror contemporaneo.

A supportare questo “Scre4m” c’è l’immancabile sopravvissuta Neve Campbell (si ironizza anche su questo), vero perno della saga “Scream”, e protagonista delle scene più riuscite dell’intero film, affiancata sempre da una divertente Courtney Cox e da uno stranamente meno fastidioso David Arquette. Nello svolgersi del film ci si rende conto che sono loro i veri protagonisti, sono loro le vere star, uno “Scream” senza di loro sarebbe un banale teen horror, sono proprio loro con i segni del tempo e le cicatrici lasciate da ghostface a rendere unico anche un film un po’ banale come questo.

Ma torniamo al problema fondamentale, “Scre4m” non spaventa. Che senso ha un film horror che non fa paura? Se ne sentiva veramente il bisogno? Forse si. Solo a visione ultimata si comprende il vero senso di “Scre4m”, che non è più spaventare lo spettatore, ma farlo divertire. La sceneggiatura è estremamente divertente, di battute memorabili ce ne sono tantissime ed è evidente la forte auto-critica presente nel film.

Craven e Williamson giocano con lo spettatore, prendono in giro se stessi e la mania hollywoodiana di sfornare sequel a ripetizione (non a caso il film nel film Stab è arrivato al settimo capitolo) e danno nuova linfa ad una saga che sembrava finita. A questo punto non ci rimane che attendere il risultato del film al box office per capire se questo “Scre4m” sarà il primo di una nuova trilogia o l’ultimo capitolo dell’intera saga. Solo un paio di settimane fa Wes Craven aveva twittato ai suoi fan che “Scre4m” li avrebbe lasciati con la voglia di vederne ancora… Beh, forse aveva ragione!

By Carlo Andriani

Segnato da un amore incondizionato per la settima arte, cresciuto a pane e cinema e sopravvissuto ai Festival Internazionali di Venezia, Berlino e Cannes. Sono sufficienti poche parole per classificare il mio lavoro, diviso tra l’attenta redazione di approfondimenti su cinema, tv e musica e interviste a grandi personalità come Robert Downey Jr., Hugh Laurie, Tom Hiddleston e tanti altri.

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