Here’s Not Here – Questo quarto episodio segna una battuta d’arresto, gli autori sembrano strizzarci l’occhiolino e dirci: “Ok, potete fermarvi un attimo a riprendere fiato”. E, visto il polverone alzato dalla morte (reale o presunta) di Glenn nell’episodio precedente, non potevano scegliere momento migliore per raccontarci cosa è successo nel tempo intercorso tra il Morgan psicopatico e la sua versione Zen. Tuttavia, anche questa volta The Walking Dead riesce a sorprendere: la narrazione risulta godibile, sensata e, a tratti, emozionante in maniera inedita.
One Man Show
Morgan Jones è l’indiscusso uomo-puntata: protagonista di questa (snervante) pausa di riflessione. Con chiaro rimando a Clear – episodio della terza stagione in cui vediamo riapparire un Morgan tormentato dai demoni interiori, mosso da una violenza cieca – ritroviamo il nostro protagonista in preda alla disperazione. Lo vediamo fare incetta di zombie sventrati, in cui intinge il bastone per scrivere con il sangue su tronchi, pietre e chi più ne ha più ne metta, parole che suonano come lapidari moniti, tra cui Clear – ripulire. Morgan brancola nella foresta, uccidendo zombie e innocenti, finché non incappa in una simpatica capretta, una baita in legno impreziosita da un orto rigoglioso e un’educata voce fuori campo che lo intima a riporre l’arma. Ovviamente, Morgan “Il Pulitore” non abbassa la guardia e lo sconosciuto è costretto a metterlo fuori gioco con un ponderato colpo di bastone.
Per cambiare il mondo bisogna cambiare sé stessi
Morgan si risveglia in una piccola cella improvvisata all’interno della casa e fa la conoscenza di Eastman, uno psichiatra di Atlanta – simbolo di rettitudine e integrità in un mondo corroso e ridotto allo sbando dalla mostruosa apocalisse zombie. Eastman scuoterà Morgan dal torpore in cui era caduto a seguito dei tragici avvenimenti che ne hanno segnato inevitabilmente quel che ne rimaneva della sua esistenza, e lo ricondurrà verso una nuova consapevolezza. Inizia così un intenso addestramento. Nella pace di una spiaggia all’alba, abbiamo la sensazione per un attimo di assistere a The Karate Kid: vediamo Eastman, nei panni di un improvvisato Mr. Han, maneggiare abilmente un bastone, istruendo Morgan all’akido – un’antica arte marziale giapponese che mira alla conquista della padronanza di sé stessi: meta raggiungibile soltanto attraverso l’acquisizione di una profonda conoscenza della propria natura interiore. Eastman innesta un meccanismo di redenzione in Morgan: lo erge ad una nuova filosofia di vita fondata su un imprescindibile dogma –“Tutte le vite sono preziose”. Gli insegna il rispetto per la natura e per gli animali, invitandolo a nutrirsi di hamburger d’avena e formaggio di capra: un’inaspettata svolta veg in un mondo dominato da brutali cannibali.
Chi si fa gli affari suoi campa cent’anni
Ormai non è più un colpo di scena: ogniqualvolta un personaggio ha uno slancio di coraggio e decide di intromettersi per salvare la pelle di un compagno in difficoltà, ci lascia la sua. Ed ecco che quando Morgan si trova di fronte ad uno zombie con il volto martoriato del ragazzo che lui stesso ha ucciso senza motivo a inizio episodio, ha un attimo di disorientamento – molto più che un attimo. Quando Eastman si rende conto che quell’attesa potrebbe risultare fatale per il suo amico, non indugia e si lancia sul mostro – il quale prontamente lo “assaggia”, affondandogli un morso ben piazzato sulla schiena, prima di stramazzare al suolo. Non sorprende che sia proprio il sacrificio l’ultimo atto compiuto da Eastman – figura quasi profetica, a cui la vita ha insegnato a duro prezzo che la vendetta non placa il dolore ma gli da ossigeno. La consapevolezza della propria imminente fine porta Eastman ad aprirsi con Morgan, confidandogli il suo tragico passato – che può essere sintetizzato nel nome di Dallas Wilton, carcerato psicopatico a cui Eastman negò l’attestato di sanità mentale e quindi la libertà. Dallas evase dal penitenziario in cui era recluso solo per massacrare fino ad uccidere la moglie e i figli dello psichiatra – il quale poi, a sua volta, l’ha rinchiuso nella piccola cella costruita ad hoc tra le mura della propria casa e l’ha osservato morire di fame. Stava andando ad Atlanta per costituirsi, quando ha preso coscienza di quello che stava accadendo – tuttavia, il suo mondo era crollato ben prima della fine di quello che tutti conosciamo.
Then
Questo episodio ci lascia un retrogusto amaro. In primis per la tragica dipartita della simpatica capretta Tabitha – e siamo già alla seconda stretta al cuore nel giro di sole quattro puntate. In secundis per il commovente ultimo gesto di Eastman, che cede il proprio amuleto personale a Morgan – un oggetto che gli aveva regalato la figlia, il suo portafortuna. Così si chiude un cerchio. Ma per una porta che si chiude, c’è subito un portone pronto a spalancarsi. Ed ecco che proprio negli ultimi minuti facciamo una scoperta che non promette nulla di buono: Morgan, sempre in bilico tra guerra e pace, ha avuto la brillante idea di tenere in ostaggio un esponente degli Wolves. A tal riguardo, Gregory Nicotero – produttore dello show, ha dichiarato: “Morgan sta giocando con il fuoco”. Morgan, non lo sai che il Lupo perde il pelo ma non il vizio? Nel frattempo, qualcuno è arrivato alle porte di Alexandria e intima concitatamente di aprire il cancello – la voce non ci è nuova: sei tu, Rick?
Anticipazioni Episodio 6×05 – Now
Dopo questo viaggio nel passato, portiamo avanti i nostri orologi e torniamo all’Oggi – Now. Dai promo disponibili, è subito chiaro che verremo ri-catapultati violentemente al presente che ben conosciamo: nessun dolce risveglio da questa temporanea amnesia a-temporale. Siamo nuovamente di fronte ad un branco di zombie affamati che circuiscono Abraham, Sasha e Daryl – non ha fatto a tempo a scendere dalla moto che già è nei guai. Siamo nuovamente immersi nello scenario mortifero dell’ex self zone Alexandria – dove i sopravvissuti ripuliscono le strade dai cadaveri e Jessie chiude il siparietto di pochi secondi con un poco raccomandabile: “Se non combattiamo, moriamo”.
Ci risiamo. E poi c’è Maggie che si mette in viaggio alla ricerca di qualcosa, o qualcuno. La vera domanda non è se lo troverà, ma cosa troverà – a tal proposito, abbiamo fatto un’amara constatazione: il nome di Steven Yeun non è comparso tra i titoli di testa. Strategia o dura realtà? Ai posteri l’ardua sentenza.