Shepard Fairey, nome d’arte Obey. Quando dici Obey, dici artista quarantenne proveniente dalla scena dello skatebording con una carriera ventennale alle spalle. Il suo percorso artistico ebbe inizio nel lontano 1989 quando diede vita alla campagna adesiva Andrè The Giant Has a Posse. Fairey è stato spesso associato a Andy Warhol, genio della Pop Art, ma soprattutto genio della comunicazione col fiuto dell’affare. È la serialità e la riproduzione di personaggi del proprio tempo ad associarlo al mito Warhol, anche se, a differenza sua, Fairey non racconta i divi americani, ma predilige i protagonisti dell’America liberale. L’esempio più eclatante è arrivato nel 2008, in piena campagna elettorale, quando Fairey creò un manifesto destinato a diventare l’icona pop del nostro tempo: il volto di Barack Obama appariva su tutti i muri americani con il sintetico e laconico Hope. Oggi Shepard Fairey è uno dei massimi rappresentanti della Street Art, insieme a Banksy, saldamente inserito nel circuito delle gallerie d’arte ma comunque artista provocatorio e contraddittorio, tanto da finire in carcere lo stesso anno in cui riceverà un ringraziamento plateale dal Presidente degli Stati Uniti d’America.
Per gli italiani la prima occasione di vedere una mostra interamente dedicata allo street artist arrivò nel 2011 grazie al tributo che gli dedicò Mondo Bizzarro Gallery, la piattaforma per le arti ipercontemporanee del XXI secolo. E quest’anno la galleria romana si prepara per il bis, pronta a dedicare una retrospettiva a Obey che porterà in scena oltre centoventi pezzi firmati dall’artista, tentando di ripercorrerne la carriera dal 1997 sino ad oggi. Shepard Fairey. <<120>> Print Show, in programma dal 14 gennaio fino al prossimo 11 febbraio, sarà un ottimo spunto per ripercorrere la straordinaria attività artistica di uno degli street artist più amati e seguiti al mondo.