Soldato Semplice, il debutto alla regia di Paolo Cevoli

Uscirà al cinema il 2 Aprile Soldato Semplice, il film che segna l’esordio nella regia cinematografica di Paolo CevoliIl film interpretato da un cast di cui fanno parte, oltre allo stesso Cevoli, Antonio Orefice, Luca Lionello e Massimo De Lorenzo, è ambientato nel 1917 e racconta la storia di Gino Montanari,  maestro elementare romagnolo, che a causa dei suoi comportamenti libertini ed anti interventisti è costretto dal suo preside ad arruolarsi volontario nella Grande Guerra, nonostante che l’insegnante abbia da tempo superato l’età della leva obbligatoria. L’incontro con un giovane analfabeta di Capri (Antonio Orefice), che gli farà da assistente, con il nemico e con una serie di personaggi provenienti da ogni parte d’Italia e spesso incapaci di comunicare tra loro a causa dei dialetti finiscono per cambiare profondamente la vita di Gino. “È una commedia all’italiana ambientata durante la Prima Guerra Mondiale”, spiega Cevoli, “i personaggi sono essenzialmente maschere di forte connotazione regionale. Era un modo per raccontare l’Italia dei nostri nonni, il loro eroismo e la loro voglia di vivere nel centenario della guerra”.

Cosa l’ha spinta a passare dietro la macchina da presa?
In realtà non sono partito dalla regia, ma dalla storia. Mi sono ispirato alle vicende di mio nonno, che era a Caporetto e faceva l’eliografista. Avevo scritto un monologo teatrale, poi un mio amico appassionato di alpinismo mi ha detto: “Ma perché non ne fai un film, la montagna è così bella”. “E allora mi sono buttato.

Purtroppo la guerra è un tema assolutamente attuale…
Purtroppo è vero. Ho raccontato la storia di un piccolo gruppo di uomini sfigati, proprio nel centenario di quella tragedia, perché è la storia un po’ di tutti. Purtroppo sembra che la storia non insegni niente, ancora oggi siamo in mezzo ai venti di guerra che ci sono sempre stati.

Tutti i personaggi del film, così fortemente caratterizzati dalla loro provenienza geografica, riportano in qualche modo alla commedia dell’arte.

Mio nonno mi raccontava che tra soldati non si capivano. Strano a dirsi, ma quella guerra ha dato agli italiani l’occasione per conoscersi. Mi sono divertito a trovare i tratti comuni, e nella storia ho trovato cose comuni a tutte le regioni: l’umanità, l’umorismo solo apparentemente cinico, la solidarietà che emerge soprattutto nei momenti di difficoltà. E poi l’idea del bello, che ho cercato di trovare anche nella tragedia. Sempre nella comicità, perché è l’umorismo che ci salva nelle situazioni peggiori. E in questo gli italiani sono grandiosi. Tornando alla domanda, io sono romagnolo, e noi somigliamo molto ai napoletani: siamo sempre sul palco, con la barzelletta in canna. I miei personaggi sono veri, vengono dalla strada. Questa è la mia fonte di ispirazione.

La chiave del film sono i segni luminosi.
Erano molto in uso durante la guerra. E’ un elemento che riporta al fumo degli indiani, o allo specchio di Archimede. Il messaggioo nel film è sempre lo stesso: Sursum corda, la pattuglia deve sempre andare più in alto. È una storia di cammino verso l’alto, è come guardare un mosaico da lontano: si riesce a vedere l’insieme, e i tasselli non sembrano più imperfetti e rovinati come gquando li osservi da vicino. Vedere le cose con un po’ di distacco aiuta ad avere un quadro d’insieme.

Lei, oltre che attore e regista, è anche produttore: ha avuto difficoltà a calarsi anche in questo ruolo? La situazione del cinema in Italia non è rosea…
Ho sempre investito nello spettacolo, i miei spettacoli teatrali me li produco da solo. Mi sono divertito, ho trovato professionalità eccellenti. Ho girato tutto in italia, non ho cercato queste famose location economiche all’estero perché credo convenga lavorare in Italia: abbiamo dei tecnici strepitosi. Ho fatto tutto in 5 settimane. Certo, è un mercato difficile, ma con professionisti così vorrei lavorare tutta la vita. Sono esaltato. Sembrava di essere al box di Valentino Rossi. Gli attori sono bravissimi. Sono felice come un bambino. Io poi vengo da una famiglia di impreditori, fino a pochi anni fa gestivo un hotel, e le posso assicurare che gestire un hotel è molto più difficile che fare un film. Le persone che trovi sul set sono innamorate del loro lavoro. Non è poco. Fino a un anno fa non pensavo alla regia: ho scoperto che è una bella sintesi di recitazione, pittura, fotografia, spirito, comunicativa. Tutte aspetti che abbiamo noi italiani. Oltre ai difetti.

Realizzato con il sostegno della Comunità Montana Alta Valtellina e Parco Nazionale Dello Stelvio, in associazione con Unicredit Factoring, Credito Valtellinese, Sgr Servizi Spa, Sigma Soc. Coop, Banca Carim, Qc Terme Bagni Di Bormio, il film vuole “raccontare cose serie e positive facendo ridere”.