Recentemente il sito statunitense Hitfix ha lanciato un sondaggio tra oltre un centinaio di appassionati di cinema horror, tra registi, scrittori, sceneggiatori e attori, chiedendo loro quali fossero i dieci film più importanti di tutti i tempi che, nonostante il passare degli anni, hanno mantenuto intatta la loro carica espressiva e narrativa.
10. Lo Squalo – Steven Spielberg
Nonostante si discuta ancora se Lo Squalo del 1975 possa essere considerato o meno un film dell’orrore propriamente detto, è innegabile che la pellicola di Steven Spielberg abbia avuto il merito di terrorizzare un’ intera generazione di spettatori, grazie al macabro realismo e alla tensione ricreata attraverso un’ azzeccata colonna sonora che richiama da vicino quella hitchcockiana composta da Bernard Herrmann. La pellicola si conclude con un vero e proprio delirio di terrore e sangue che è rimasto a lungo impresso nella memoria di chi lo ha visto e, che per molti mesi, ha tolto il piacere del bagno in mare a diverse persone.
9. La Notte dei Morti Viventi – George A. Romero
Non poteva mancare inoltre il caposaldo del cinema zombie moderno. La notte dei morti viventi di Romero non fu solo una rivoluzione dal punto di vista visivo e narrativo, ma cambiò completamente la concezione del cinema del terrore, trasformandolo da semplice mezzo di intrattenimento a strumento per veicolare idee politiche e sociali. La pellicola del 1968 rappresenta infatti una dura e aspra critica al mondo del capitalismo e ad una società contemporanea di uomini machiavellici egoisti e interessati esclusivamente al proprio tornaconto personale. Ad inquietare davvero, per la prima volta, non sono tanto i mostri presenti su schermo quanto gli esseri umani, con i loro comportamenti e le loro reazioni.
8. Psycho – Alfred Hitchcock
Parlare di Psycho significa analizzare una pellicola seminale che ha stravolto completamente la tradizione passata della narrazione cinematografica, sperimentando nuovi modi di raccontare e sorprendere. Alcune delle scene più famose sono ormai impresse indelebilmente nella memoria del grande schermo: dal cadavere della madre seduta sulla sedia girevole alla scena del coltello nella doccia, passando per la truculenta morte del detective privato. Come la lama che squarcia la carne della bella e innocente Janet Leigh, il film di Alfred Hitchcock rappresenta lo smantellamento di un determinato modo di fare cinema e il manifesto di una concezione completamente nuova di intendere il mezzo.
7. Halloween – John Carpenter
Più di altri slasher di quel periodo, come Venerdì 13 o Nightmare, nati dalla tradizione di un cinema di basso budget come poteva essere quello di Mario Bava e del suo Reazione a Catena, Halloween di John Carpenter rappresentò il punto di svolta verso un orrore che fosse basato interamente sulle persone. Il male che un essere umano può causare a un altro suo simile. In questo senso il regista statunitense inaugura una concezione di cinema post-moderno basato su intertestualità e citazionismo, usati come punti di partenza per creare uno stile personale e innovativo (vedasi anni più tardi Tarantino). Michael non è altro che incarnazione di una società opprimente e castrante che condanna la spensierata vitalità dei giovani, vedendo il sesso come un vizio e il divertimento come una colpa. Le vittime non hanno responsabilità se non quella di essere giovani e vivi in un tempo in cui tutto ciò non era permesso.
6. La Cosa – John Carpenter
Nato come libera reinterpretazione del racconto La cosa da un altro mondo di John W. Campbell (da cui fu tratto anche un omonimo film prodotto da Howard Hawks), La Cosa di John Carpenter rompe le barriere precedentemente imposte per creare un film claustrofobico e agghiacciante, reso ancora più interessante da un sapiente uso della macchina da prese fatto di carrellate kubrickiane e lunghi piani sequenza. Il film vive anche grazie alle splendide interpretazioni degli attori protagonisti, che riescono in pieno a trasmettere un senso di angoscia basato sull’incertezza del contagio e sull’attesa della prossima aggressione. Come per il già citato film di Romero, anche in questo caso il conflitto vero non è quello tra uomo-creatura, bensì quello tra i diversi membri dell’equipaggio, sempre sospettosi gli uni con gli altri e pronti ad accusare il prossimo senza riserve.
5. Alien – Ridley Scott
A metà strada tra la pellicola di fantascienza e quella di terrore, il celebre film di Ridley Scott riprende alcuni dei concetti base di pellicole precedenti come L’invasione degli Ultracorpi e Terrore nello spazio, amplificandoli e restituendo loro nuova forza narrativa. Il personaggio di Alien è diventato con il passare del tempo una vera e propria icona, orribile nella sua androgina bellezza, spietato nella sua naturale propensione alla procreazione e al nutrimento. Una disincantata e spaventosa riflessione sul ruolo degli esseri umani nel più ampio spazio del cosmo, paradossalmente così vuoto e immenso da non lasciare vie di scampo.
4. Rosemary’s Baby – Roman Polanski
Il film di Polanski è forse uno degli esempi più riusciti e compiuti del cosiddetto “horror psicologico”, basato sulle incertezze e le ossessioni umane e sorretto sul piano delle immagini da uno stile che decide di non “mostrare” ma piuttosto di suggerire e lasciare intravedere cosa si nasconde dietro una sfera del visibile che non potrà mai essere completamente esplorata dallo spettatore. Il non poter conoscere, e conseguentemente il non poter comprendere a pieno, porta a uno stato di sofferenza e inquietudine che difficilmente altre pellicole sono state in grado di trasmettere. Un film tragico e terrorizzante ma allo stesso tempo elegante e asciutto, a dimostrazione di una completa padronanza e consapevolezza dei propri mezzi espressivi da parte del regista polacco.
3. Non Aprite Quella Porta – Tobe Hooper
The Texas Chainsaw Massacre, ribatezzato nel nostro Paese con il titolo di Non aprite quella porta, rompe i ponti con la tradizione orrorifica precedente, basata su riprese complesse e artifici stilistici, per abbracciare una narrazione senza fronzoli, quasi documentaristica nel suo essere spogliata da qualsiasi inutile orpello. La pellicola di Tobe Hooper punta tutto sull’effetto sorpresa, su di una violenza cruda e inaspettata nella sua efferatezza e nella sua perversione. Riprendendo la vena ironica e satirica di molte produzioni degli anni ’80, la pellicola del 1974 risulta grottesca nella sua assurda ilarità e nella rivelazione che dietro la maschera di un efferato cannibale possa celarsi nient’altro che un bambinone oppresso dal proprio padre e dal proprio fratello.
2. Shining – Stanley Kubrick
Tante parole sono state spese nel corso degli anni per descrivere quello che è forse il lavoro più conosciuto e studiato del genio visionario di Stanley Kubrick. Shining riesce a mettere in mostra gli anfratti più nascosti della nostra psiche, analizzando le nostre ossessioni e le nostre pulsioni più latenti in una spirale di follia e di violenza. Il tema centrale è quello della psicanalisi, il tentativo di proporre attraverso immagini la teoria freudiana del “perturbante”, quella impossibilità di distinguere la realtà dal sogno, i vivi dai morti, gli oggetti inanimati da quelli animati. E per questo i fantasmi che popolano l’albergo al centro delle vicende, labirinto non solo spaziale ma anche onirico e temporale, non sono altro che gli spiriti che abitano il nostro subconscio e ci impediscono di agire razionalmente.
1. L’Esorcista – William Friedkin
Il film di William Friedkin è finito con il corso del tempo per diventare un vero e proprio “caso” cinematografico, mediatico e persino religioso, anche grazie a una violenta campagna promozionale della Warner, basata sul racconto di presunti incidenti avvenuti durante le fasi di lavorazione. Riprendendo la dicotomia classica di “bene e male” come “santo e demone”, il regista statunitense è riuscito a creare una vera e propria macchina del terrore, basata su improvvisi flash e inaspettati primi piani di volti deturpati dall’intervento demoniaco. Il rituale anacronistico dell’esorcismo perde la sua connotazione magica e soprannaturale per diventare una vera e propria manifestazione di volontà, la concezione di un bene superiore che si scontra contro un “male” che sembra non poter essere fermato in quanto ormai radicato nel profondo dell’irrecuperabile animo umano.