È in arrivo nelle sale italiane Le assaggiatrici, il nuovo film di Silvio Soldini tratto dall’omonimo romanzo di Rosella Postorino, vincitore del Premio Campiello nel 2018, a sua volta ispirato alla vera storia di Margot Wölk.
C’è una storia vera alla base del nuovo film di Silvio Soldini, Le assaggiatrici, a sua volta tratto dall’omonimo romanzo di Rosella Postorino: quella di Margot Wölk, una segretaria tedesca costretta dal 1942 ad assaggiare il cibo destinato ad Hitler quando risedeva nella “Tana del lupo” per evitare un possibile tentativo di avvelenamento del Führer. Ogni giorno, per tre volte, era obbligata a sfiorare la morte per accertarsi che quel cibo non sia avvelenato.

La storia vera di Margot Wölk
Margot Wölk ha conservato questo segreto, ovvero di essere stata l’assaggiatrice di Hitler, per sé fino quasi alla sua morte, avvenuta nel 2014, quando decise di parlarne. Anche la stessa scrittrice Postorino non ebbe modo di incontrarla ma, sulla base della sua narrazione, costruì la protagonista del romanzo da cui è tratto il film di Soldini.
Il romanzo è nato nell’istante in cui leggendo il giornale l’autrice si è soffermata su di un trafiletto che parlava di Margot Wölk, una donna berlinese di 96 anni che da giovane era stata un’assaggiatrice di Hitler. Era il settembre del 2014. Prima di tutto il pezzo aveva incuriosito l’autrice, sempre in cerca di storie da raccontare: ignorava, come molti, che il cibo destinato a Hitler fosse quotidianamente assaggiato da un gruppo di ragazze per controllare che non fosse avvelenato.
Ma a colpire Rosella Postorino fu soprattutto il fatto che Frau Wölk raccontasse non solo l’angoscia della mensa forzata e dell’ora successiva, passata in caserma in attesa che eventuali sintomi di avvelenamento si manifestassero, ma anche il piacere che il gusto di quel cibo sprigionava.
“Quella donna era una vittima e una colpevole nello stesso tempo, come lo sono tutti i protagonisti dei miei romanzi: ecco perché non potevo non incontrarla, dovevo assolutamente parlare con lei. L’ho cercata a lungo ma, quando finalmente l’ho trovata, è morta”, ha dichiarato in un’intervista la scrittrice.
Eppure quella storia così personale riguarda un po’ tutti noi: tutti rischiamo in ogni momento di morire, tutti siamo progettati per smettere prima o poi di respirare. “Questa consapevolezza è un veleno che accettiamo ogni giorno. Il cibo in potenza letale era una metafora perfetta per parlare dei temi che mi stanno a cuore: la colpa accidentale, l’ambivalenza dei sentimenti e dei comportamenti umani, la libertà mai completa, l’illusione di poter sempre scegliere, gli effetti del totalitarismo e delle organizzazioni coercitive sugli esseri umani, la Storia che attraversa le esistenze di persone comuni, marginali, l’amore come una negoziazione di fiducia mai definitiva…”, afferma Postorino.
Il rituale delle assaggiatrici
Stando ai ricordi di Wölk, il sindaco del paesino dove si era appena trasferita era “un vecchio nazista” e, poco dopo il suo arrivo, le SS si presentarono alla sua porta e la costrinsero a seguirla. Cominciò il suo periodo da “assaggiatrice”: veniva periodicamente portata insieme ad una decina di altre donne in una caserma del vicino paese di Krausendorf, dove alcuni cuochi preparavano il cibo per Hitler. Le SS portavano quindi le pietanze al quartier generale, ma Hitler non mangiava mai prima di un’ora dall’assaggio (che avveniva tra le 11 e mezzogiorno) come ulteriore precauzione contro i veleni.
La testimonianza di Wölk, oltre al suo interesse storico, dà anche qualche elemento per risolvere uno dei dubbi minori e delle voci più frequenti sulla figura umana di Hitler: il fatto che fosse vegetariano. Wölk dice di non aver mai visto carne o pesce tra le portate destinate a Hitler, ma la questione è dibattuta tra gli storici.
La cuoca di un hotel di Amburgo frequentato spesso da Hitler prima della guerra, Dione Lucas, scrisse in un suo manuale di cucina che il futuro dittatore era un grande amante dello stufato di piccione, e ci sono altre testimonianze secondo cui Hitler mangiava carne, almeno occasionalmente.