“Nel mese di settembre di una decade non troppo lontana, la razza umana affrontò una minaccia nel più innocente dei luoghi”. Scritta verde, tema galattico, non parliamo di Star Wars ma di un musical altrettanto originale e sorprendente. Uscito nelle sale americane il 19 dicembre 1986, La piccola bottega degli orrori nasce dall’unione del classico di Roger Corman del 1960 e il musical di Alan Menken del 1982.
Rick Moranis, l’indimenticabile interprete di Ghostbusters e Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi, è un timido fioraio della New York degli anni Sessanta. Mentre il negozio del dispotico signor Mushnik si appresta a chiudere i battenti, la misteriosa pianta acquistata durante una notte di luna piena riaccende l’interesse del pubblico. Dotata di talento musicale e appetito carnivoro, Audrey II rende l’ascesa di Seymour ricca di omicidi e rhythm and blues.
Caratterizzato da una scenografia sognante e da un’ironia unica nel suo genere, La piccola bottega degli orrori è una delle pellicole più iconiche e divertenti della settima arte. Un capolavoro che, azzerando le distanze tra cinema e teatro, ridefinisce con The Blues Brothers e The Rocky Horror Picture Show l’entertainment contemporaneo.
In occasione dei trenta anni del musical più assurdo, grottesco e sorprendente della settima arte, ecco cinque punti di forza de La piccola bottega degli orrori:
1. Un musical tra humour nero e follia
Undici anni dopo il rivoluzionario The Rocky Horror Picture Show di Jim Sharman, esce nelle sale americane La piccola bottega degli orrori. Un cult contraddistinto dallo humour nero del musical con Tim Curry e dallo sguardo fantastico degli anni Ottanta. La pianta carnivora Audrey, con la sua ironia al vetriolo e la sua sete di sangue, è il Frank-N-Furter della situazione. Un Freak che, rubando il cuore del pubblico mondiale, consacra un entertainment raro a Hollywood.
Se i costumi, le scenografie e le coreografie richiamano classici come Annie, West Side Story e Cantando sotto la pioggia, il respiro fantasy omaggia Ghostbusters e The Blues Brothers. Pellicole-simbolo di un’epoca in cui il cinema non era solo arte ma follia, esagerazione e innovazione.
Aggiornando l’opera off-Broadway di Alan Menken, Frank Oz realizza un musical a tinte horror di intramontabili fascino e perfezione.
2. Un cast stellare
Tra i punti di forza di The Blues Brothers, Ghostbusters e S.O.S. Fantasmi c’è il cast composto dai mostri sacri del cinema contemporaneo. Star che, unendo le forze nel musical di Frank Oz, consacrano La piccola bottega degli orrori il cult che tutti amiamo.
Nel classico del 1986 Steve Martin è un dentista rockettaro innamorato della Audrey di Seymour, John Candy è un irriverente DJ e Bill Murray è un paziente incapace di sentire dolore. E non è tutto!
Oltre al già citato Rick Moranis, il film di Frank Oz vede in ruoli minori i memorabili Vincent Gardenia, Jim Belushi e Miriam Margolyes. Grandi protagonisti che, attraverso una semplice gag o una performance musicale, regalano a La piccola bottega degli orrori (potete acquistare qui il cofanetto blu-ray) uno dei più straordinari cast della storia del cinema.
3. Una colonna sonora cult
La piccola bottega degli orrori
di Frank Oz nasce dal musical composto da Alan Menken nel 1982. Un cult che, dopo il debutto nei teatri di New York, si inserisce (con duemila repliche) tra gli spettacoli più rappresentati off-Broadway. Se l’atmosfera richiama la sognante America degli anni Cinquanta di Fred Astaire e Ginger Rogers, la colonna sonora omaggia il rock e il rhythm and blues degli anni Ottanta. Una soundtrack interpretata da Rick Moranis, Ellen Greene e Steve Martin mantenendo intatta la scrittura di Menken.
Tra i brani cult ricordiamo la Little shop of horrors che fa da prologo al film, la spettacolare Mean Green Mother from Outer Space (nominata come miglior canzone originale ai premi Oscar 1987) e Feed Me, il classico cantato da Audrey con l’irresistibile voce soul di Levi Stubbs. Un ritmo iconico, brillante e coinvolgente che rende La piccola bottega degli orrori un cult da vedere a tutto volume.
4. Una minaccia sui generis
Se il Dr. Frank-N-Furter di The Rocky Horror Picture Show è un personaggio insolito per il musical degli anni Settanta, la pianta carnivora di Frank Oz è la creatura più folle dell’entertainment contemporaneo. Sviluppata con effetti speciali (nominati ai premi Oscar 1987) rivoluzionari per gli anni Ottanta, Audrey è il punto di forza de La piccola bottega degli orrori. Un classico reso intramontabile da una minaccia che uccide a ritmo di musica soul.
Tra le sequenze cult ricordiamo i tentativi di Audrey di far comprendere a Seymour la sua sete di sangue e Feed Me, il brano che anticipa il finale originale sulla scia di Godzilla. Un epilogo apocalittico bocciato dagli Studios per l’happy ending con sorpresa: il bocciolo di Audrey nel giardino di Seymour. Una minaccia in linea con lo humour grottesco del musical con Rick Moranis e Steve Martin.
5. Un cult immortale
Ghostbusters
e La piccola bottega degli orrori sono il simbolo degli anni Ottanta. L’era cinematografica in cui un gruppo di acchiappa-fantasmi e una pianta carnivora diventano l’espressione della magia del cinema.
A trenta anni dall’uscita nelle sale, il musical di Frank Oz continua a sorprendere attraverso la bizzarra avventura di Seymour e della sua amica/nemica carnivora. Un cult che, dopo innumerevoli repliche nei teatri di tutto il mondo, potrebbe tornare sul grande schermo con un remake targato Warner Bros.
A prescindere dal successo del classico di Roger Corman, La piccola bottega degli orrori resta nell’immaginario contemporaneo il musical di Frank Oz. Un capolavoro che, tra humour nero, performance iconiche e ritmi soul, conquista con la sua intramontabile follia.