Nobby ha tutto quello che un uomo di un piccolo paesino di pescatori in Gran Bretagna potrebbe desiderare dalla propria vita: undici figli e la più bella donna di tutto il nord del Paese come moglie. Nonostante ciò, Nobby non è mai riuscito a ritrovare il suo piccolo fratellino Sebastian, adottato da una diversa famiglia in tenera età. Quando il protagonista riesce finalmente a rintracciare la posizione di suo fratello, scopre che Sebastian è ormai diventato un agente della MI6, impegnato in una missione segretissima per la sicurezza mondiale. Questa è la trama del nuovo, delirante action movie con protagonista il divertente attore (e provocatore) Sacha Baron Cohen. In arrivo nelle nostre sale dal prossimo 7 aprile, Grimsby – Attenti a quell’altro è solo l’ultimo passo di una carriera cinematografica scoppiettante e dissacrante, costellata di personaggi ormai iconici e popolari in tutto il mondo. La maschera che ne ha decretato il successo cinematografico è stata sicuramente quella del folle giornalista kazako Borat Sagdiyev, protagonista di un omonimo film del 2006 diretto da Larry Charles. Per la prima volta Cohen, con il suo “studio culturale sull’America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan” riesce a far inviperire attraverso battute al limite della decenza e ben oltre la sfera del politicamente corretto, sia il governo americano che quello del Kazakistan. Il dissacrante road movie, infatti, ispirato ai primi lavori del duo composto da Bob Hope e Bing Crosby, suscitò le ire dell’allora presidente kazako, che ne chiese una immediata rimozione dalle sale, oltre che una sanzione per tutti quelli coinvolti nella sua realizzazione e nella sua sceneggiatura. Al centro del film il reporter Borat, “nato dallo stupro di Boltak Violentatore su Asimbala Sagdiyev” e il suo fidato compagno Azamat, coppia comica sul modello di Laurel e Hardy, Abbott e Costello e Amos ’n’ Andy, in un viaggio lungo il continente americano alla ricerca del loro unico amore: Pamela Anderson.
La più grande capacità del performer britannico è forse proprio quella di immedesimarsi totalmente con i propri personaggi, tanto da non abbandonare i loro panni neanche per le fasi di promozione del film o per le interviste televisive. La totale immedesimazione con il personaggio è un aspetto fondamentale anche per la buona riuscita di mockumentary come Borat o Brüno, in quanto le persone coinvolte a loro insaputa, se portate a credere alle parole di chi le intervista, sono “libere di aprirsi e di dire cose che in diretta TV invece non direbbero mai, rivelando anche inconsciamente i loro peggiori difetti”. Cohen ama lo scontro, la provocazione e il dibattito e per questo non perde occasione per generare controversie e prendersi gioco di moralisti e perbenisti attraverso un umorismo spesso lacerante e sopra le righe. Bersaglio preferito della sua satira è certamente il mondo della politica americana, da George W. Bush a Donald Trump, che in un recente folle video del comico finisce per contrarre il virus dell’AIDS nel caos di una sparatoria, a causa di una pallottola volante e di schizzi di sangue infetto. Cohen è stato molto spesso, a causa delle sue interpretazioni irriverenti e dissacranti, al centro di polemiche di stampo politico e giudiziario. I suoi numerosi travestimenti, infatti, dal misogino giornalista kazako al teutonico modello Brüno, hanno spesso messo in imbarazzo persone ignare di trovarsi al centro di un film comico, che per questo hanno cercato di aggredirlo. Il camioncino dei gelati utilizzato in Borat, per esempio, è stato segnalato come sospetto durante le riprese del film persino dalla FBI, i cui agenti più di una volta hanno interrotto le riprese in cerca di spiegazioni su ciò che stesse succedendo.
Sacha Baron Cohen ha giocato fin dai suoi esordi non solo con gli stereotipi del mondo americano, con i suoi vizi e le sue follie, ma soprattutto con le tante minoranze che lo compongono (data anche la sua provenienza ebraica). Impossibile non citare, infatti, il personaggio che ne ha consacrato lo straordinario successo televisivo, il rapper Ali G, ironica parodia della cultura hip hop nera, di quei cantanti di strada che non abbandonerebbero il linguaggio del ghetto neppure per intervistare i deputati del parlamento inglese. Proprio come la primordiale e genuina comicità dei Monty Python degli esordi, Sacha Baron Cohen è un caratterista travolgente e onesto che, attraverso le maschere grottesche di un teatro antico che mette in scena i più vergognosi vizi della razza umana, riesce a farci riflettere sulla decadenza della nostra cultura, ormai basata sulla costante paura del “diverso”, che esso sia un kazako o un omosessuale austriaco.