Venezia 77 | Sun Children, avventura e sentimentalismo in un film pensato per il grande pubblico

Arriva il cinema iraniano in concorso alla 77esima Mostra del Cinema di Venezia con Sun Chirlden di Majid Majidi, svelto film di avventura con protagonisti un gruppo di bambini esposti a sfruttamento e privazioni. 

Sun Children | il nuovo film di Majid Majidi

Majid Majidi è sicuramente uno degli esponenti più “istituzionali” del cinema iraniano: è infatti il regista che con I ragazzi del paradiso fu nominato agli Oscar al miglior film straniero nel 1998 (storica nomination la cui vittoria fu ostacolata dal trionfo del La Vita è Bella). Non stupisce per questo motivo l’esplicitazione, fin dalla didascalia iniziale di Sun Children, della morale che giustifica l’esistenza del suo nuovo film: rivendicare il diritto allo studio per i bambini costretti, in numerosi luoghi del mondo, a lavorare e a vivere in condizioni di totale ignoranza.

Pare, infatti, che gli stessi attori (giovanissimi) del film siano stati “tolti dalla strada” per poter partecipare al progetto di Majidi, il quale sembra però essere interessato solo superficialmente alla impostazione neorealista della sua opera, preferendo invece puntare sull’intrattenimento e sull’elemento picaresco implicito nello spunto da cui prende il via la trama. Ali e i suoi amici, costretti a sostenere le proprie famiglie raccattando soldi con faticosi lavoretti manuali e piccoli crimini, cercano di ribaltare la propria condizione di assoluta povertà cercando un tesoro sepolto sotto le fondamenta di una scuola nata per fornire un’istruzione gratuita ai tantissimi bambini indigenti della città. I ragazzini si troveranno così loro malgrado in aula, dovendo seguire tutte le lezioni prima di poter scappare durante la ricreazione per dedicarsi alla ricerca del tesoro nascosto sotto la scuola.

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Avventura e sentimentalismo

L’espediente narrativo alla base del film è tanto intelligente quanto poco valorizzato: l’idea di “costringere” dei ragazzi a frequentare un istituto scolastico per fini completamente diversi da quelli pedagogici viene ripetutamente ignorato da un film, che invece si disinteressa immediatamente delle potenzialità di quello spunto per appiattirsi su di una narrazione più canonica, esplicitamente studiata per catturare il pubblico e condurre lo spettatore alla facile commozione (una formula non così dissimile da quella di Cafarnao di Nadine Labaki). Il giovanissimo Rouhollah Zamani si impone come una presenza in grado di catalizzare l’attenzione dello spettatore, grazie ad un volto immediatamente capace di suggerire le fragilità del suo personaggio e allo stesso tempo di far emergere quel disperato senso di sopravvivenza che muove ogni sua azione. 

Ma i tratti del migliore cinema iraniano sembrano condensati invece nei personaggi di contorno (adulti) che ruotano attorno a questa improbabile banda di piccoli cercatori d’oro: uomini di mezza età logorati dall’insoddisfazione che hanno ormai accettato la loro cronica condizione di perdenti, animati più dal livore che dalla voglia di rivalsa.

Un atipico prison movie

In un appassionante mix tra “heist movie” e “prison movie”, dove la scuola è la “prigione” sotto la quale cominciare a scavare per aprirsi un tunnel in grado di condurre alla libertà (che ovviamente in questo caso è soprattutto economica), quella di Majid Majidi può essere considerata un’operazione di successo se si prende come metro di paragone principale della sua riuscita la capacità di incrociare i gusti e le aspettative del pubblico. Se invece i criteri di valutazione diventano quelli della profondità e del rigore della sceneggiatura, il film non riesce ad essere egualmente efficace. Majid Majidi è consapevole di questo e concentra tutti i suoi sforzi (riuscendoci) nel costruire un’avventura dal ritmo serrato e dalla narrazione agile e veloce. 

Venezia 77 | Sun Children, avventura e sentimentalismo in un film pensato per il grande pubblico
3.3 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora