The Birth of a Nation, una ribellione (cinematografica) senz’anima

Tremo per il mio Paese, quando penso che Dio è giusto e che la sua giustizia non può restare sopita in eterno”. Con una frase di Thomas Jefferson si apre The Birth of a Nation, il dramma di Nate Parker presentato in anteprima all’undicesima edizione del Festival del Cinema di Roma.

Interpretato da Nate Parker, Armie Hammer, Aja Naomi King, Jackie Earle Haley, Penelope Ann Miller e Gabrielle Union, The Birth of a Nation racconta la storia di Nat Turner (Nate Parker), lo schiavo afroamericano che, guidando la rivolta del 1831, pose la prima pietra per l’abolizione della schiavitù.

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Un cast corale, da Nate Parker ad Armie Hammer

Il regista e sceneggiatore Nate Parker interpreta lo schiavo Nat Turner con struggente realismo e commozione. Un ruolo complicato a cui il protagonista di Eden dona il giusto brivido ed emozione.

Armie Hammer è Samuel Turner, il padrone di Nate che, nonostante gli insegnamenti della madre (Penelope Ann Miller), è costretto dal nome della famiglia a rispettare i comportamenti schiavisti. Un personaggio che, nella relazione conflittuale con Nate, è più efficace di quanto messo in scena in The Birth of a Nation.

Un kolossal arricchito da un cast corale ma indebolito da una caratterizzazione dei personaggi troppo fiacca per trasformare le star coinvolte in punti di forza della pellicola. Un esempio su tutti i bravi Jackie Earle Haley e Gabrielle Union che, per evidenti problemi di sceneggiatura, non regalano brividi lungo la schiena.

Un approccio tradizionalista

Ci sono pagine di storia che rivivono sul grande schermo. Il cinema ha un potere che i libri di storia non hanno. Partendo da questi due presupposti introduciamo The Birth of a Nation, l’ennesimo dramma dedicato dalla settima arte all’abolizione della schiavitù. Un argomento che, considerata la quotidianità, brucia di vibrante forza ed emozione.

Seguendo la scia di pellicole-simbolo come 12 anni schiavo e Selma, Nate Parker racconta nella molteplice veste di regista/sceneggiatore/attore la liberazione del popolo afroamericano dalle catene dell’Occidente. Una storia che, indebolita da un approccio didascalico e tradizionalista, colpisce senza rimanere impressa. La confezione patinata, la spettacolarità visiva e il tema bruciante non sono sufficienti per restituire il cuore della vicenda, celato dietro un’ostentazione della violenza che non va oltre l’atto in se. L’orrore schiavista infastidisce ma non fa male come dovrebbe. Le terribili atrocità commesse nei confronti degli schiavi restano relegate nella retorica della pellicola, enfatizzata da un’estetica troppo curata per restituire la verità.

Lasciando il beneficio del dubbio a Parker, l’esagerato connubio religione/violenza apre un importante quesito. The Birth of a Nation è la documentata storia di Turner o il libero adattamento di un autore disposto a tutto per conquistare il pubblico? Perdendosi nella macchinosa strutturazione di un kolossal acchiappa-oscar, Parker realizza una pellicola che venti anni fa ci avrebbe colpito ma che oggi arriva in ritardo, sconfitta da capolavori che non si sono limitati a narrare la storia sul grande schermo.

The Birth of a Nation verrà distribuito dalla 20th Century Fox nei cinema italiani il 23 febbraio 2017.

Trailer The Birth of a Nation