Dopo un lungo tam tam mediatico e il solito passaparola avvenuto sul web tra i tanti appassionati di cinema, esce finalmente nelle sale The Devil’s Candy di Sean Byrne il quale, dopo il meritevole The Loved Ones, realizza un film horror diverso dai soliti canoni che porta sullo schermo il tema demoniaco con modalità diverse da quelle a cui il pubblico medio è abituato. Un’autentica ventata di aria fresca all’interno di un panorama internazionale alquanto piatto e fossilizzato su stilemi ormai inflazionati e commerciali.

La scena si apre subito con Ray, un uomo chiaramente disturbato e appassionato di metal, che sente una voce demoniaca che lo spinge a uccidere i suoi due anziani genitori. Alcuni mesi dopo la villa in cui è avvenuta la tragedia viene acquistata da Jesse, un artista che lavora su commissione, insieme alla sua famiglia composta dalla moglie Astrid e la figlia Zoey. La loro vita scorre serena fino alla sera in cui alla porta di casa bussa Ray che da quel momento in poi sceglie Zoey come vittima sacrificale di un terribile rituale satanico.

Australia Felix

Nell’ultimo decennio la geografia dell’horror contemporaneo sta subendo continue variazioni e, soprattutto, sta vedendo la crescita di diverse cinematografie che, a turno, si stanno imponendo grazie a tanti autori talentuosi. Accanto al centro nevralgico chiamato Stati Uniti, infatti, questa volta è il turno dell’Australia che da diverso tempo può vantare titoli e giovani registi di assoluto livello: dal Greg Mclean dei due Wolf Creek al recente The Belko Experiment fino ad arrivare a Babadook di Jennifer Kent, passando per Scare Campaign dei fratelli Cameron e Colin Cairnes il continente giovane sta diventando un punto di riferimento importante per gli appassionati del genere.

Un’ulteriore spinta a questo nuovo movimento arriva da Sean Byrne che abbandona le atmosfere da teen movie e la vena gore, al limite del torture porn, del suo film precedente per proporre un film dall’approccio stilistico più raffinato e in alcuni punti addirittura autoriale che sorregge un soggetto originale a ambizioso. Nonostante The Devil’s Candy parli del diavolo, infatti, esso non appare quasi mai e la sua presenza aleggia sul film attraverso le opere, quadri o canzoni che siano, realizzate dai personaggi quasi a voler intendere Satana come un’entità presente nell’animo di ognuno di noi ed in attesa di una molla per essere esternata.

Un horror dai diversi toni narrativi

Il risultato è una storia dalle diverse anime: abbiamo la casa stregata che tramite le sue voci porta Ray a compiere il duplice omicidio; il satanismo sviluppato, come detto, con originalità e senza banalità; una vena thriller che fa capolino soprattutto in un finale poco convincente e scontato; vi sono anche, infine, alcune immagini velatamente splatter che forse rappresentano un retaggio di The Loved Ones. La bravura di Byrne è quella di non perdere mai l’equilibrio tra questi diversi approcci narrativi e di non cadere mai nella tentazione di inserire sequenze dallo spavento facile, rimanendo così sempre fedele alla volontà iniziale di creare un prodotto ricercato e non commerciale.

Per quanto riguarda il comparto tecnico, poi, la fotografia convince nel suo saper creare atmosfere dai colori accesi, alternate a spazi in chiaroscuro, che ben descrivono la discesa nella follia infernale di Ray e Jesse, lo stesso non si può dire del ricordo all’uso delle musiche metal che, seppur coerente con la storia, appare in alcuni punti esagerato e fuori luogo. The Devil’s Candy, in conclusione, è un horror consigliatissimo per gli appassionati, un po’ meno per chi invece è alla ricerca soltanto del facile spavento per passare una serata diversa.

Il film è in sala dal 7 settembre distribuito da Midnight Factory.