Abbiamo visto in occasione della 17 edizione del Far East Film Festival il nuovo interessante film di Tom Waller: The Last Executioner. Interpretato da Vithaya Pansringarm, Penpak Sirikul, David Asavanond e Thanyarat Praditthaen, The Last Executioner racconta la drammatica storia vera di Chavoret Jaruboon (Vithaya Pansringarm), l’ultimo “boia” delle esecuzioni prima del passaggio della giustizia thailandese al metodo della iniezione letale. Il film inizia con un anziano Jaruboon volto a raccontare la sua vita alle telecamere di un celebre talk show. Scopriamo così che Jaruboon prima di diventare l’ Executioner noto a tutti era in realtà un giovane ragazzo con la passione per Elvis Presley. Ma l’amore per la giovane Tew (Penpak Sirikul) ed un figlio in arrivo portarono Jaruboon ad abbandonare la musica per iniziare a lavorare a Bangkok presso la prigione di Bang Kwang. Quella scelta, presa un po’ a caso, definì la sua esistenza per sempre trasformandolo in uno dei boia più noti della storia della giustizia thailandese.
Non era facile portare sul grande schermo la storia di un boia che prima di tutto era un uomo con i suoi dubbi, i suoi fantasmi e le sue fragilità. E soprattutto non era facile dare un tocco personale a quella che in altre mani sarebbe stata la classica storia da biopic. Eppure Waller, a distanza di quattro anni da Mindfulness and Murders, torna al Feff con un film diverso da tutti gli altri che permette allo spettatore di indossare i panni di Jaruboon. Un uomo che ha messo davanti ai suoi sogni le esigenze di una famiglia da mandare avanti. Un uomo che ha avuto la sola sfortuna di essere una pedina di un sistema assurdamente violento. Un uomo che di fronte alle numerose domande dell’intervistatore riesce solo a rispondere di aver fatto solamente il suo lavoro. Ma quello che avrebbe risposto il suo cuore sarebbe stato ben diverso. Infatti come dimostrano gli incubi di Jaruboon il senso di colpa, interpretato dal poliedrico protagonista di Countdown David Asavanond, infesta la sua esistenza ricordandogli di aver tolto la vita a tante persone tra cui anche degli innocenti.
La violenza delle uccisioni é messa in scena da Waller in tutta la sua atrocità. Vediamo nelle vittime la paura, la perdita della dignità e l’indescrivibile sofferenza quando sopravvivono ai primi tre colpi. Una sofferenza a cui fa da contraltare la spavalderia dei colleghi di Jaruboon che più volte prendono l’esecuzione quasi come un gioco. L’orrore é palpabile ma non é mai gratuitamente enfatizzato perché per quelli come Jaruboon si tratta solo di un lavoro per mandare avanti la famiglia. Una famiglia con cui Jaruboon deve più volte anche scontrarsi di fronte agli sguardi circospetti delle altre famiglie e ai dubbi della stessa Tew. “Abbiamo fatto la scelta giusta?” chiede Jaruboon in un momento di intimità alla moglie. Ma la risposta purtroppo non c’è. L’unica cosa certa é che Jaruboon non era un assassino ma semplicemente un uomo che eseguiva un compito. Gli assassini erano coloro che lo obbligavano a farlo. Un messaggio forte che rende The Last Executioner un’opera coraggiosa ed intensa che prende le difese di un uomo che ha l’unica colpa di essere una pedina di un sistema inutilmente violento.