Il film che ha scosso la croisette durante l’ultima edizione del Festival di Cannes arriva nelle sale italiane l’8 Giugno. Sto parlando di The Neon Demon, il nuovo lungometraggio diretto da Nicolas Winding Refn, regista di Drive e Solo Dio Perdona, che analizza il concetto di bellezza in modo viscerale tra ossessione e narcisismo. Elle Fenning interpreta una sedicenne indipendente che vuole diventare una modella e si trasferisce da sola a Los Angeles dopo che i suoi genitori sono morti. Il suo aspetto la rende unica e tutti quelli che incontra vengono rapiti dalla sua luminosità, anche le modelle professioniste che temono la concorrenza e sono disposte a tutto per conquistare quello che vogliono. Il “demone al neon” a cui si riferisce il titolo del film “simbolizza un triangolo come un’entità che è rappresentata da Elle Fenning. L’idea era quella di utilizzare il triangolo come un bellissimo simbolo della sensibilità” afferma Refn. Infatti è facile notare il ritorno costante di forme geometriche all’interno del film che si colorano dal blu al rosso come spie delle emozioni dei protagonisti e di quello che accade nella storia.
Refn è un regista che ama sorprendere, ma, rispetto ai suoi lavori precedenti, con The Neon Demon si lascia completamente andare, spingendo l’acceleratore soprattutto nella seconda parte del film che risulta più eccessiva ed intensa, ma anche decisamente grottesca. Elle Fenning appare candida ed innocente all’esterno, ma custodisce gelosamente un’anima spregiudicata e determinata che la rende radiosa ed irresistibile per gli altri personaggi. Sembra essere la personificazione della bellezza, che tutti rincorrono per fuggire dal tempo che passa, incontrando conseguenze impreviste e spesso drammatiche. “Io ho sempre fatto dei film per il futuro e con la rivoluzione digitale ci troviamo di fronte a qualcosa di nuovo in cui le vecchie regole del cinema non valgono più. Prima era un sistema controllato ed elitario, un ecosistema che definiva il buono e cattivo mentre il futuro non applica più questo. C’è un conflitto tra classicismo e modernità. E’ una creatività capitalistica folle in cui struttura e linguaggio sono cose obsolete. Il nostro film è proiettato verso il futuro e per questo è stato fondamentale per me avere un’attrice che potesse condurre il gioco procedendo verso questo mondo” ha spiegato Nicolas Winding Refn durante la conferenza stampa di Roma. The Neon Demon è sicuramente un film moderno, coraggioso e glamour, che colpisce per un’estetica vibrante, che vive di immagini con un chiaro riferimento alle installazioni artistiche contemporanee e una cultura pop colorata e maliziosa. Refn sembra adottare la tecnica del videoclip musicale, le atmosfere della videoarte e le situazioni della moda in un’unica confezione psichedelica e ruggente, in cui la musica è senza dubbio il motore principale. L’estetica tuttavia convive molto bene con una narrazione semplice e lineare, che affronta il mondo della moda e il “calvario” di una modella come nessun altro autore del grande schermo ha fatto fino ad oggi.
“Nick la prima volta che mi ha visto mi ha chiesto: ‘Tu pensi di essere bella?’ e io mi sono sentita a disagio perché è una domanda a cui non si dovrebbe dare una risposta. Se rispondi di sì pensano tutti che sei narcisista, ma d’altra parte la società e i genitori ti insegnano che uno dovrebbe accettarsi per come è, quindi è un argomento molto provocatorio perché la linea tra piacersi ed essere ossessionato dalla bellezza è molto sottile. Nel film il mio personaggio è ossessionata dalla bellezza che porta alla sua caduta, ma non sono sicura che Jesse fosse comunque e sempre innocente fin dall’inizio” ha precisato Elle Fenning, che nel film regala un’ottima interpretazione, come la stella intorno a cui ruotano tutti gli altri personaggi come pianeti. Keanu Reeves e i pochi altri personaggi maschili non hanno un ruolo rilevante, ma sembrano solo utili a portare avanti la storia secondo una struttura narrativa ritmata e coinvolgente. La bellezza è considerata un vero e proprio demone che si può impossessare di chiunque, fino a raggiungere il tormento e l’estasi senza ritorno. Refn ha scelto il registro dell’eccesso per realizzare un film drammatico a tinte horror e gore, ma il film è un’opera d’arte con una confezione impeccabile ed originale che rompe le regole, in cui la sceneggiatura funziona e il cast è di alto livello. Peccato per il finale che viene travolto da una certa dose di confusione ed onnipotenza, facendo deragliare il senso generale del film.