Prendete un’isola in mezzo al Danubio dalle parti di Budapest, riempitela per sette giorni di 400 mila ragazzi e più provenienti da tutta Europa e fornitela degli artisti, dj e gruppi più importanti del panorama musicale. Questa è stata l’isola di Obuda dal 8 al 14 agosto. Questo è stato il Sziget festival, il festival più grande d’Europa e terzo a livello mondiale. Prince, Prodigy, Chemical Brothers, Deftones, Motorhead, Good Charlotte, 30 seconds to Mars, Verdena, Hurts, Flogging Molly, Gogol Bordello e la lista potrebbe seguitare all’infinito. Questi sono solo alcuni dei nomi che hanno sfilato sui numerosi palchi e arene sparsi nella boscaglia dell’isola. Ogni genere di musica in grado di soddisfare i gusti di tutti.
Un posto simile al paese dei balocchi di Pinocchio o all’isola che non c’è di Peter Pan, dove a regnare è un’anarchia provvisoria costituita da centinaia di ragazzi accampati in ogni anfratto o su ogni tipo di albero; gente puntualmente in forte sbronza post concerto e in stato di semi-incoscienza sparsa sui prati come soldati caduti in battaglia; cubisti improvvisati sui secchioni dell’immondizia, parate notturne in stile “carnevale di Rio”.
Per sette giorni, come per magia, prende vita una comunità a se stante, staccata dal mondo, fatta di costruzioni strane e autosufficiente, dove pagare è semplice (grazie all’ausilio della festivalcard, la Metapay, su cui basta caricare i soldi), i pregiudizi non esistono e ognuno vive come vuole….. la musica in un certo senso è come se passasse in secondo piano. Teatro, cinema e danza sono presenti per rendere ancora di più a 360° questo festival.
Una continua deliranza che dura 24 ore su 24, in cui tutto si trasforma di continuo, dove i bagni assumono le tonalità dell’arcobaleno all’imbrunire e anche un piccolo chiosco o negozio di cianfrusaglie può diventare la discoteca più in della serata se dotata della musica giusta. Strade e sentieri si susseguono a vista d’occhio inondati dagli aromi delle più svariate pietanze di cibi al mondo (cinese, thailandese, ungherese, indiano, vegano, creperie, fruttivendoli ecc). Birra, salsicce e secchielli di mojito sono al top della lista. Insomma il Sziget è un’esperienza bella, impegnativa, devastante ma che almeno una volta nella vita và fatta per vedere con i propri occhi fino a che punto una persona può spingersi, ma anche per riscoprire un tipo di condivisione e di cordialità da perfetti sconosciuti che è sempre più difficile trovare. E Budapest? Dal finestrino non sembrava niente male . Purtroppo le routine del festival e del post festival erano così pesanti che non sono riuscita ad andare in avanscoperta per la città. Tutti però mi hanno consigliato le terme. Buono a sapersi per la prossima volta!