The Walking Dead, recensione 6×01 e anticipazioni su 6×02

Dopo una lunga attesa, la première della sesta stagione di The Walking Dead – dalla durata eccezionale di 90 minuti – non ha entusiasmato i fan. La serie culto di Frank Darabont torna per una First Time Again e apre il sipario su uno scenario post-apocalittico: una cava colma di zombie, un nuovo pericolo da arginare.

THE WALKERS – IL RISVEGLIO

Questa volta, però, abbiamo la sensazione di dover fronteggiare una minaccia maggiore: i walkers sembrano più aggressivi, più voraci, più forti. Famelici di carne umana e di riflettori: lo zombie che con tanta veemenza si insidia tra i container e, nonostante si squarti completamente, prosegue rabbioso è emblematico – i vaganti non faranno più solo da contorno in questa sesta stagione e gli spettatori non potranno più deriderli mentre l’uno dopo l’altro si lasciano cadere in un precipizio, o camminano imperterriti verso una porta chiusa con fare assopito. Gli zombie si sono svegliati dal loro torpore di esseri maledetti, condannati ad un purgatorio putrefatto, in bilico tra la morte e la non-morte – sono pronti a ribellarsi, a prendersi la scena. Tuttavia, The Walking Dead rimane una serie incentrata sulle scelte compiute dagli uomini – e, talvolta, proprio l’umanità diventa sinonimo di debolezza e, quindi, di tragedia: Rick Grimes (Andrew Lincoln) sono gli eroi e gli antieroi di sé stessi. Come nella vita di tutti i giorni, il domani si plasma sulla base di ciò che scegliamo oggi, gli zombie non sono altro che l’inevitabile, l’allegoria di un destino fatale dal quale talvolta riusciamo a sfuggire, talvolta invece ci induce a soccombere.

UN PIANO QUASI PERFETTO

Gli erranti sono diretti ad Alexandria. C’è bisogno di un piano d’azione e c’è bisogno di un leader come Rick – il quale ha mostrato fin dall’origine un insano scetticismo verso quella che si presentava come un’oasi felice, sotto la quale ribolliva un demoniaco presagio di morte pronto ad esplodere. Rick non si è lasciato tentare, ha voluto consolidare la difesa fin da subito. Ed anche questa volta ha confezionato un piano d’azione, la cui preparazione ed esecuzione è valsa tutta la lunghezza dell’episodio … per poi essere totalmente vanificato dal cliffhanger finale. Mentre tutto sembrava stesse procedendo nel migliore dei modi – con la mandria di zombie addomesticata che seguiva obbediente il rombo della moto di Deryl – ecco qualcosa pronto a squarciare il silenzio. Il rumore di un clacson – assordante, beffardo – che proviene“da casa” e risuona, rimbomba nelle nostre orecchie ben oltre i titoli di coda. La sensazione di essere di fronte ad una bomba ad orologeria pronta ad esplodere si fa sempre più forte. È questione di settimane, forse giorni, forse attimi e poi sarà guerra.

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MORGAN JONES

The Walking Dead è tornato e non abbiamo neanche il tempo di riprendere fiato. Il passato ed il presente si susseguono, l’uno sull’altro, senza darci tregua. Assistiamo ad un incastro di bianco e nero e colore, perlopiù rosso – come il sangue che verrà versato. Già da questo primo episodio è chiaro che le personalità di Rick e Morgan si contrapporranno: “Dovremo conoscerci un’altra volta”, dice Rick – mente, poiché i due sono legati da una stima reciproca che li porta a riconoscersi istintivamente. Lo avevamo anticipato, Morgan assumerà il profilo di un uomo riflessivo, reso bonario dai suoi drammi, ai quali si è arreso. Rick, invece, convive quotidianamente con il fantasma della moglie morta, ma soprattutto con il terrore che a lei possano unirsi i suoi due figli. Tuttavia, l’unione (lo scontro) di questi uomini così diversi sarà una chiave interessante ed importante di questa sesta stagione. Lo stridere delle loro personalità darà il via ad un’evoluzione (o rivoluzione) della serie.

Il secondo episodio: “JSS”

Il prossimo episodio si presenta ermetico fin dal titolo – JSS. L’acronimo potrebbe, con molta probabilità, significare Just Stand Still – Basta stare fermi: frase che, nella quinta stagione, un esponente dei temibili Wolves ha detto a Morgan. Le tre lettere appaiono nel promo dell’episodio 6×02, scritte dalla mano tremante di Enid – la ragazzina di Alexandria con cui Carl aveva stretto amicizia – sul finestrino appannato di una macchina, da cui è stato poco prima rimosso il cadavere ucciso per la seconda volta di uno zombie. Da qui, l’insediamento di un lecito dubbio: Enid è un Lupo?

Ma non è l’unico interrogativo con cui assisteremo bramosi al secondo episodio. La ripresa aerea della mandria imbizzarrita di zombie che sembrano in procinto di far breccia in Alexandria, il suono del clacson, il concerto dei volti disorientati di Rick, Michonne, Glenn e Deryl, ci hanno lasciato con il cuore pesante, la bocca amara e un’ingombrante sensazione di irrisolto. Chi sta suonando il clacson? Cosa escogiterà il gruppo per re-instradare gli zombie? Insomma, questa sesta stagione si presenta come una fucina pronta ad esplodere – o implodere, trascinando dentro di sé innocenti e colpevoli, umani e non-umani, Lupi e leader.