The Walking Dead VS Fear The Walking Dead, 2 zombie-drama a confronto

Non si può parlare di The Walking Dead senza citare Fear The Walking Dead, la serie cugina, lo spin-off del celebre marchio della AMC. L’una compensa l’altra quindi alla luce di critiche, recensioni e guerre fra i fan, è d’obbligo tirare le somme sul fenomeno zombie in tv. Due serie tv, due lati della stessa medaglia, due produzioni uguali ma al contempo distinte e separate; The Walking Dead (in onda anche in Italia su FOX) da poco ha concluso la sua sesta stagione dove finalmente ha fatto la sua prima comparsa Neegan, Fear The Walking Dead invece da un paio di settimane è in onda sia in America che in Italia con gli episodi della seconda stagione (e pochi giorni fa è scattato anche il rinnovo per un terzo ciclo di appuntamenti). Entrambe le serie hanno i loro difetti strutturali e narrativi, ma chi ha la meglio sull’altra? Sarà la novità, il cast omogeneo ed il ritmo – più o meno – incalzante, ma fino ad ora Fear The Walking Dead risulta essere più convincente rispetto alla serie originale.

Uno spin-off può essere meglio dell’originale?

Solitamente uno spin-off non può mai essere superiore o addirittura eguagliare la serie madre (ma l’esempio di Better Call Saul smonta la nostra teoria), eppure Fear The Walking Dead nonostante tutto, ha saputo giocare bene le sue carte, ritagliandosi un piccolo spazio nel cuore del pubblico ed un obbiettivo da portare avanti: ovvero intrattenere. Ammettere quindi che la serie gemella di The Walking Dead convince dove le avventure di Rick e company hanno fallito rappresenta un vero colpo cuore, ma purtroppo è la triste realtà. Qual è il motivo scatenante? Prima di tutto c’è da spezzare una lancia a favore di The Walking Dead. La serie che ha il merito di aver portato in tv un tema molto caro al grande pubblico, per circa 4 anni ha sempre mantenuto un alto profilo con storie tese ed asfissianti, poi ad un certo punto (dopo l’uscita di scena del Governatore), lo show è caduto in un mare di prevedibilità, frasi già dette, lungaggini narrative e colpi di scena prevedibili.

The Walking Dead ha perso la bussola

Da due anni quindi, la serie più fresca ed innovativa della tv, vaga in acque torbide senza un vero obbiettivo, come se avesse perso la bussola. Proprio in questo periodo di incertezza si concretizza l’idea dello spin-off, il quale prima avrebbe dovuto affrontare la pandemia da un altro punto di vista, ovvero attraverso i volti di altri sopravvissuti. La produzione ha virato poi sull’idea di un prequel e dopo aver ordinato una prima stagione da 6 episodi, poco dopo lo show è stato già rinnovato per una seconda che, appunto, ora è in trasmissione negli Usa. Anche Fear The Walking Dead ha le sue grandi pecche,come  i personaggi stereotipati ed il plot che  non aggiunge nessuna novità alla mitologia della serie, ma il solo fatto di puntare alla spettacolarizzazione degli eventi, lo show parte già con il piede giusto. Lo spin-off infatti attraverso la vita di una famiglia disfunzionale, illustra la genesi dell’infezione, raccontando minuziosamente la scoperta della malattia, la paura e l’isteria di massa (cosa che nella serie madre non è mai accaduta). Quindi mentre The Walking Dead corre in un tunnel buio e senza via d’uscita, lo spin-off ha trovato la retta via senza perdersi in chiacchiere e falsi moralismi. Se si guarda con attenzione al season finale ed al primo episodio della seconda stagione di Fear The Walking Dead, si capisce come gli autori stanno cercando di dare un’identità ben precisa alla serie.

Un lavoro di tutto rispetto e, se vogliamo invece volgere uno sguardo alla serie madre, ci accorgiamo come la sesta stagione è stata forse il ciclo di episodi più brutto ed inconcludente degli ultimi tre anni. Non solo perché si è costruito un arco narrativo solo intorno alla venuta di Neegan (avvenimento che in realtà non ha lasciato il segno), ma perché la stagione in se è stata tediosa ed inconcludente. Lo spin-off fino ad ora rimane il punto più alto di un franchise che, fra pregi e difetti, è comunque parte della nostra cultura pop.

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