The Wave, un disaster movie che parla scandinavo

Con questo film ho voluto appropriarmi di un genere tradizionalmente hollywoodiano. Tralasciando cliché come i discorsi presidenziali o il caos delle metropoli, volevo raccontare la distruzione attraverso le vicende di una famiglia e di una piccola comunità.” Così spiega il suo film, nel catalogo del Torino Film Festival, il regista norvegese Roar Uthaug.  Un cineasta che, con The Wave (Bølgen in originale), firma un lungometraggio curioso e paradossale, profondamente ancorato in una tradizione cinematografica esplicitamente americana, eppure scelto per rappresentare la Norvegia agli Oscar nella categoria del film straniero.

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Traendo spunto da eventi reali (immagini d’archivio ci ricordano che la zona raffigurata nel film è ad alto rischio di tsunami, mentre le scritte finali dicono che, secondo gli esperti, una nuova catastrofe è inevitabile), Uthaug vorrebbe chiamare in causa una pellicola più impegnata come l’italiano Vajont (il cui soggetto è apertamente citato nei dialoghi per misurare le dimensioni del disastro), ma la vera pietra di paragone è L’alba del giorno dopo di Roland Emmerich, mentre a livello di dinamiche fra i personaggi viene scomodato The Impossible. Il vero protagonista è lo tsunami, spettacolare e letale, mentre i protagonisti sono lì solo per urlare e correre al riparo (basti pensare che l’attore più famoso della combriccola, il danese Thomas Bo Larsen, è ridotto a poco più di un cameo esteso).

Il divertimento è assicurato, ma data la premessa alquanto verosimile era lecito aspettarsi un po’ di più, soprattutto alla luce dei passi da gigante fatti negli ultimi anni dal cinema scandinavo per quanto concerne i film di genere. Lo consigliamo comunque agli amanti del disaster movie, e siamo piuttosto curiosi di scoprire se la sua confezione spudoratamente americaneggiante sarà abbastanza per farlo entrare nella cinquina degli Oscar.

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