Il 75esimo Festival di Cannes ha srotolato, non solo metaforicamente, un tappeto rosso per Tom Cruise, sbarcato (anzi, atterrato in elicottero) sulla Croisette con il sequel di uno dei suoi film più famosi: Top Gun. A distanza di oltre tre decenni dal clamoroso successo del cult diretto da Tony Scott, il quasi 60enne divo hollywoodiano ha mantenuto la promessa e girato Maverick, una vera e propria operazione nostalgia in grado di soddisfare pienamente le aspettative di milioni di fan.
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«Il cinema è il mio amore, la mia passione. Quando ero bambino sognavo gli aerei e i film, volevo l’avventura, ero un sognatore. Scrivevo storie e personaggi e anche oggi penso solo al futuro, a cosa lascerò alla generazioni di attori che verrà dopo di me», ha raccontato Cruise in una stracolma Sala Debussy nel Palais du festival. La data scelta per tornare a Cannes non è d’altronde casuale: esattamente 30 anni fa, l’attore era al Festival per presentare Far and Away di Ron Howard, film di chiusura del 45esima edizione della kermesse. È da quella sera, nella quale aveva assegnato la Palma d’oro a Bille August per il film Le migliori intenzioni, che mancava dalla Croisette.
Tom Cruise a Cannes trent’anni dopo
«Sono cresciuto con il cinema di Buster Keaton, Harold Lloyd e Charlie Chaplin. Ed è da quando avevo quattro anni che sognavo di fare questo. Ho iniziato da giovane, ma dopo aver messo piede sul mio primo set, ho giurato a me stesso che avrei fatto di tutto per continuare a lavorare nel cinema per il resto della mia vita. Ho cercato quindi di studiare e acquisire il maggior numero di competenze possibili in questo ambito. Volevo comprendere a fondo tutti gli aspetti della macchina cinematografica: il montaggio, la sceneggiatura, la regia, il make-up, le lenti, la fotografia. A 18 anni ho cominciato a viaggiare e quando ho fatto Taps – Squilli di rivolta, il mio primo film, dove avevo un piccolo ruolo, ho cominciato a fare domande ad ogni persona che lavorava a quel film perché non sapevo se ne avrei mai fatto un secondo. Volevo carpire il massimo da loro. Ed è quello che cerco di fare adesso con gli attori che lavorano con me, voglio che anche loro si sentano coinvolti in tutto il processo creativo del film. Il film non è mai di una persona, ma di tutti quelli che ci lavorano. Alla fine dei conti, però, sono anche io prima di tutto uno spettatore. Da ragazzo ho fatto tanti lavoretti: tagliavo l’erba, spalavo la neve, vendevo volantini, così da potermi pagare il biglietto del cinema. Ancora oggi, mi piace sedermi in platea e guardare i film con il pubblico. Indosso il mio cappellino e cerco di rimanere in incognito», ha rivelato Cruise conversando con il giornalista Didier Allouch.
Anche per questo, quindi, l’attore-produttore ha resistito alla tentazione di far uscire il sequel di Top Gun direttamente in streaming, magari strappando un accordo milionario con qualche piattaforma. Il film, infatti, arriverà nelle sale il prossimo 25 maggio, dopo essere rimasto fermo – anche se completato – per circa due anni. «Realizzare un film per il grande schermo è un processo completamente diverso dal realizzare un film per la televisione. Bisogna scriverlo in maniera diversa. Bisogna dirigerlo in maniera diversa. Io realizzo solo film per il grande schermo perché è quella l’esperienza che amo. Capisco il business, ma per me la sala rimane fondamentale. Non a caso, spesso lego contrattualmente i miei impegni promozionali per i film al sostegno, anche economico, alla creazione di nuovi cinema in giro per il mondo».
Gli stunt, tra pericolo e dedizione totale
Famoso nel mondo per girare senza controfigura praticamente tutte le sequenze d’azione dei suoi film, Tom Cruise ha rivelato che la sua inclinazione al pericolo risale da molto lontano. «Perché mi metto in gioco con gli stunt quando potrei usare una controfigura? È come chiedere a Gene Kelly perché balla. Ero piccolissimo quando vidi per la prima volta un paracadute giocattolo. Volevo averlo anche io e allora me ne realizzai uno da solo utilizzando le mie lenzuola. Dopodiché, mi arrampicai sul tetto di casa e lo utilizzai. Colpii il suolo così duramente da vedere le stelle in pieno giorno. Ecco, forse è allora che è nata questa mia inclinazione. Volevo sempre essere il bambino che scalava l’albero più alto».
Il cinema come strumento per girare il mondo
«Ho sempre amato viaggiare e girare il mondo. Prima lo facevo da turista, ma quando ho avuto maggiore controllo sui miei film, anche in veste di produttore, ho deciso di utilizzare questo mio ruolo per lavorare in posti sempre nuovi, così da omaggiare culture diverse e farle conoscere al resto mondo. Anche la serie di Mission: Impossible, se vogliamo, serve a questo: ogni episodio cerca di mostrare luoghi, architetture e atmosfere inedite, così da restituire la grande varietà che esiste al mondo», ha proseguito l’attore.
Questa sera, dopo la toccata e fuga a Cannes, Tom Cruise è già atteso a Londra, dove è ospite del Giubileo della Regina e dove si terrà la première londinese di Top Gun: Maverick alla presenza dei principi William e Kate.