Tully, Charlize Theron in una delicata riflessione su un’esistenza femminile allo sbaraglio, ma non troppo

Marlo (Charlize Theron) ha più di quarant’anni e tre figli (di cui l’ultimo in arrivo), ma da tempo non ha più una sua vita. Si muove esanime tra i cocci della sua esistenza e trascina stancamente le membra di quello che un tempo era il corpo scattante di una donna e che ora è invece il contenitore vuoto di un’anima spenta. L’arrivo della terzogenita non contribuirà a migliorare le cose e tra notti insonni e un’apatia crescente, Marlo si lascerà convincere dalla proposta – dapprima rifiutata – del facoltoso fratello che le vorrebbe donare in “regalo” una tata notturna, ovvero una figura sostitutiva in grado di svolgere (quasi) tutte le mansioni al suo posto, e regalarle un po’ di meritato ristoro. E, infatti, l’arrivo di Tully, esile e solare ragazza dalle mille e una energie, avrà in effetti un effetto sorprendente sulla vita di Marlo, rivoluzionando letteralmente le sue nottate e contribuendo a regalarle una rinascita fisica e interiore del tutto inaspettata.

Charlize Theron nel film Tully

Tully: la recensione del film di Jason Reitman

L’eclettico regista canadese Jason Reitman (Thank You for Smoking, Juno, Young Adult) torna alla regia con Tully, delicata commedia sulla possibilità di rigenerarsi e ricostruire pezzo dopo pezzo quella vita che a volte, vuoi per la routine, per la monotonia o più semplicemente per la stanchezza, sembra sfuggirci progressivamente di mano. In equilibrio tra dramma e commedia, servita da una scrittura (a opera di Diablo Cody, qui al terzo film con Reitman) che si muove agile tra i due registri, e rielaborata sempre in quel luogo di riflessione che abita difficili scelte e transizioni esistenziali, Tully scava nella dimensione più buia della vita di una donna (generata dal peso di una gestione famigliare che per quanto condivisa sembra essere sempre a ricasco del sesso femminile), per farne riemergere la forza primigenia: quella sorprendente capacità di far fronte alla fatica e alle difficoltà che una donna e madre possiede più di chiunque altro.

Una scena dal film Tully

Tully: il ruolo che ha messo alla prova Charlize Theron, non solo fisicamente

Specchiata nel suo riflesso giovane, dal fisico longilineo e scevro da zavorre, proiettata a un tempo che rimanda alla spensieratezza precedente alla cognizione di responsabilità famigliare, la Marlo di Charlize Theron (che ha preso ben 23 chili per interpretare questo ruolo) rinasce attraverso il suo alter ego Tully, ritrovando in lei lo slancio di una giovinezza perduta e l’esuberanza di esser donna ancor prima che madre, moglie, vestale del proprio nido. Nella corpulenza goffa e non più così aggraziata di Marlo si nasconde infatti l’essenza di una vita che nel bene o nel male ha fatto le proprie scelte, ha compiuto la propria strada e sta vivendo la vita che, infine, è stata determinata dalle scelte fatte.

Nel cammino di riconquista della propria identità femminile e nel confronto tra due donne diverse e in fondo identiche, Jason Reitman descrive così, in maniera leggera ma non banale, l’interezza di una condizione femminile che tra poppate e pannolini, slanci di forza e momenti di crisi nasconde ancora al suo interno – anche se spesso ne è inconsapevole – la straordinaria capacità di resistere, ricostruirsi, reinventarsi, anche quando si ha la netta sensazione di colare a picco negli abissi del proprio passato e/o presente.

TULLY – Trailer

By Elena Pedoto

In me la passione per il cinema non è stata fulminea, ma è cresciuta nel tempo, diventando però da un certo punto in poi una compagna di viaggio a dir poco irrinunciabile. Harry ti presento Sally e Quattro matrimoni e un funerale sono da sempre i miei due capisaldi in fatto di cinema (lato commedia), anche se poi – crescendo e “maturando” – mi sono avvicinata sempre di più e con più convinzione al cinema d’autore cosiddetto di “nicchia”, tanto che oggi scalpito letteralmente nell’attesa di vedere ai Festival (toglietemi tutto ma non il mio Cannes) un nuovo film francese, russo, rumeno, iraniano, turco… Lo so, non sono proprio gusti adatti ad ogni palato, ma con il tempo (diciamo pure vecchiaia) si impara anche ad amare il fatto di poter essere una voce fuori dal coro...

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