Sulla piattaforma Netflix abbiamo a disposizione una quantità infinta di film da vedere, tra questi recentemente ho recuperato Un sogno chiamato Florida del regista Sean Baker.
Un Sogno chiamato Florida | La sinossi del film
Il film mostra le vacanze estive di Moonee, una bambina di sei anni con una madre problematica e un motel per casa, e degli amici. Tra divertimento e dispetti il mondo dei bambini sembra distante dal mondo pieno di difficoltà degli adulti che li circondano.
Un Sogno chiamato Florida | La recensione
A pochi passi da Disneyland, luogo magico per antonomasia, vi è una realtà completamente differente dal mondo fiabesco. In un motel colorato ma squallido vive Moonee, una bambina di sei anni che passa il proprio tempo insieme a Scooty e, in seguito, alla nuova vicina, a fare scherzi dispettosi e girovagare. Il film inizia con un preludio della triste seppur colorata realtà che verrà mostrata allo spettatore: Moonee insieme al suo amico Scooty si preparano per uno scherzo e inveiscono usando termini inappropriati e volgari contro la loro nuova “vittima”. La persona presa di mira è la nonna della bambina che sarà il terzo membro del loro club.
Nonostante gli scherzi dispettosi e il linguaggio ricco di turpiloqui i bambini non sono cattivi ma vivono in una realtà differente e spesso pericolosa. Il motel non è abitato solo da numerosi esuberanti bambini ma soprattutto da adulti che vivono a contatto con la povertà, la delinquenza e le avversità del mondo reale, da cui non sempre vi è una facile scappatoia. Tra questi vi è Halley, la giovane e problematica madre di Moone che pur amandola non riesce a prendersi cura della propria bambina. Halley pian piano rischia di affondare negli abissi e di trascinare con sé la piccola Moonee. A cercare di aiutare non solo le protagoniste ma anche il resto dei residenti c’è Bobby, interpretato da uno splendido Willem Dafoe. Bobby è il manager del motel, tiene molto al suo lavoro e alle persone con cui entra in contatto, soprattutto i bambini. Le interpretazioni sono degne di nota, in particolare quella di Dafoe che gli fece ottenere una candidatura ai premi Oscar.
Il film offre molti spunti di riflessione sulle tematiche sociali ma anche sui rapporti genitoriali. Moonee vivrebbe meglio senza sua madre? O forse sarebbe meglio aiutarle entrambe? Il film è realistico e spesso crudo nel linguaggio, di cui si serve per mostrare senza filtri la realtà controversa che circonda molte persone, bambini compresi. Bambini che apparentemente sembrano senza innocenza ma che si rivelano essere spesso ingenui. La fotografia e la scenografia colorata mettono in risalto l’ambiente quasi grottesco in cui ci si trova. Sotto la patina colorata delle mura del motel si celano le vite problematiche e disastrate di numerose famiglie. Proprio a pochi passi da Disneyland vi è una realtà completamente diversa, seppur colorata priva di magia.