Una vita spericolata: la recensione dell’on the road di Marco Ponti

Sete di riscatto e avventure rocambolesche di un trio di ladri per caso nell’on the road Una Vita Spericolata.

Roberto Rossi detto Rossi (un bravo Lorenzo Richelmy) non ha nemmeno trent’anni, già troppi guai per la testa, e sempre meno soldi, senza contare che l’officina in cui lavora sta andando a rotoli. Dopo il pignoramento dei mobili, lo sfratto da casa e l’abbandono da parte dell’ultima fidanzata, però, la sua vita pare prendere derive ancora più drammatiche. A ‘sostenerlo’ nelle disavventure solo la compagnia del suo grande amico BB (Eugenio Franceschini) e gli eccentrici genitori di lui.

Assalito dall’idea di chiedere un prestito in banca e risolvere almeno in parte i suoi drammi esistenziali, Rossi si troverà suo malgrado a scalare gli onori della cronaca in veste di ladro di grande abilità. La sua ‘incursione’ in banca avrà infatti risvolti del tutto inaspettati, e per lui, BB e – nome d’arte – Soledad Agramante (Matilda De Angelis), un’ex miss Italia al disperato recupero del proprio successo, inizierà un on the road spericolato. Spericolato almeno quanto tutte le loro vite.

Una vita spericolata: la recensione del film on the road

Il regista Marco Ponti (Santa Maradona, A/R Andata + Ritorno, Passione sinistra), torna al cinema con Una vita spericolata, film che mette in scena le rocambolesche avventure e l’afflato di vita inaspettato di tre giovani adulti alle prese con un riscatto ancora tutto da compiersi. Divenuti loro malgrado protagonisti di una involontaria rapina, e dunque anche vittime di un ‘successo’ inaspettato, Rossi, BB e Soledad incarnano la precarietà contemporanea unita a quella volontà di non rinunciare a cogliere l’attimo – quale che sia – di occasione inaspettata lanciato dal destino. E così una richiesta di prestito finita male muta in un secondo in una rapina milionaria dal grande potenziale, e nella roulette della vita l’occasione persa diventa la chance da cogliere al volo. Lanciati in quinta lungo una fuga alla Bonnie e Clyde, infilatisi in una serie di rese dei conti dal retrogusto splatter tarantiniano i due antieroi da strapazzo più la loro bella ‘accompagnatrice’ si muovono lungo una vita spericolata non per scelta, ma per forza di cose, perché il loro senso di precarietà e non realizzazione impedisce la via della tranquillità.

Una vita spericolata: il disagio giovanile tra ironia e black humour

Marco Ponti scrive e dirige un’opera che trova molti spunti nel nostro difficile e ‘giovane’ contemporaneo, tra lavori inesistenti o precari, incertezze economiche, lo spauracchio del ‘fallimento’ che si agita dietro ogni angolo, e ogni nuovo giorno. Una vita spericolata intercetta questo disagio ‘giovanile’ e lo muove lungo l’on the road di tre ragazzi cercando un mix di ironia e black humour con elementi di revenge movie.

Ma le dinamiche narrative così come la caratterizzazione dei protagonisti sono poco a fuoco e lineari, e il percorso della storia sembra in più di un’occasione mancare di una contestualizzazione che la renda più credibile e o ‘avvicinabile’, mentre questo viaggio allegorico alla ricerca di un’occasione da sfruttare parte bene ma tende a perdere di forza mano a mano che il film procede. Qualche guizzo registico, una certa alchimia tra i protagonisti e la scelta di un cast comunque ben assortito non bastano, infine, a determinare il senso di quest’opera che tra accelerate, inseguimenti e molti fraintendimenti sembra impantanare il suo ritmo più del dovuto, sfiorando infine solo la promessa spericolatezza  del titolo.