Venezia 69: Spike Lee in conferenza stampa per Bad25

Oggi è sbarcato al Lido di Venezia il grande regista Spike Lee, che presenterà stasera in anteprima mondiale Bad 25, il documentario su Michael Jackson che celebra l’anniversario dell’album Bad, uscito proprio il 31 agosto di 25 anni fa, due giorni dopo del compleanno dell’artista. Stamattina, il regista afro-americano ha incontrato la stampa per raccontare il suo progetto, insieme a John Branca e Jerome Lambert. Quest’ultimo consegnerà a Lee il Premio Jaeger – LeCoultre Glory to the Filmaker Award poco prima della proiezione del film nella Sala Grande del Festival.


1) Come mai oggi qui non è presente anche Quincy Jones?

Spike Lee: Jones è presente nel documentario, ma ora è impegnato. Abbiamo accettato il suo contributo all’album di Michael Jackson e non abbiamo provato a sminuire il suo impegno accanto al cantante.

2) Qual è stata la genesi del progetto?

John Branca: Bad era un album molto speciale, con Quincy che aveva scritto nove canzoni e lo ha seguito nel tour, quindi volevamo celebrare questo lavoro e siamo stati fortunati ad avere Spike come regista del film.

Spike Lee: 25 anni fa oggi, in questo stesso giorno 31 agosto, è uscito l’album Bad e due giorni prima era il compleanno di Michael.

3) I figli di Michael Jackson hanno visto il film?

Spike Lee: Il film è finito da poco, ma glielo faremo vedere appena torneremo negli States. I bambini vogliono sapere più che possono su loro padre e imparerano molto su di lui con questo documentario.

4) Cosa ha scoperto? Qualcosa di nuovo su Michael Jackson?

Spike Lee: Uno dei motivi per cui questo progetto è stato realizzato è stato perchè con questo mandato, la Sony Records voleva che io mi concentrassi solo sulla musica e per molti anni infatti noi tutti ci siamo concentrati sulla musica, ma non sul genio musicale, cercando di capire il suo processo creativo. Noi abbiamo la possibilità di avere l’opera finale ma non abbiamo visto il sudore, il sangue e le lacrime che ci sono dietro a questo capolavoro. Parlando con i musicisti, i suoi collaboratori etc…si può capire di più su di lui. Michael non era mai soddisfatto, e noi artisti infatti non smettiamo mai di provare a fare di più, non ripetiamo sempre le stesse cose, e questo documentario è l’opportunità di vedere e sapere cose mai viste. Michael Jackson ha scritto la nota “ Bisogna studiare i grandi per diventare grandi noi stessi” e l’abbiamo messo nel film. Lui raccoglieva i grandi, non solo della musica e incorporava tutto in ciò che faceva lui.

5) Cosa significa Michael Jackson per te?

Spike Lee: E’ tutto scritto in questo documentario. Non voglio sembrare stupido ma per me questo è una lettera d’amore a Michael. Sono cresciuto con lui e quando l’ho visto nei Jackson 5 nel ’69 io volevo essere lui, avevo i capelli afro ma non potevo cantare e ballare. Ho solo un anno più di lui e la parte più bella del mio lavoro è che ho potuto lavorare con molta della gente che amavo e ammiravo. Ho avuto una conferma di quanto lavorava sodo, perchè i maestri nel loro campo, ci lavorano e ci rilavorano sopra…a sette anni lui studiava James Brawn, Steve Wonder, i Temptetions etc.. utilizzando tutta questa roba per migliorare te stesso. Occorre concentrarsi sul genio musicale Michael, e l’uomo che era davvero un corpo di lavoro incredibile.

6) La sua reazione alla morte di Michael?

Spike Lee: Io ero ad una conferenza a Cannes e dovevo parlare e la gente mi chiamava. Come tanti nel documentario non ci ho creduto e poi mi sono sintonizzato sulla CNN e vedo il fratello Jermaine che annunciava la morte. Sono tornato a New York e mi ha sorpreso la profondità del sentimento, per un mese non ho capito più niente…ho guardato il mio Ipad e avevo solo un album di MJ, così sono corso al negozio di dischi e ho comprato ogni cosa di Michael. Per l’anno dopo ascoltavo solo lui e la mia famiglia mi ha odiato! (ride)

7) Nel documentario date spazio anche al ballo, componente fondamentale nella carriera di Michael Jackson?

Spike Lee: Sì, senza il ballo sarebbe stato incompleto il progetto. Michael viveva per ballare. Infatti abbiamo intervistato i suoi coreografi e gli abbiamo chiesto da dove venissero alcune mosse.Per esempio io ho scoperto una cosa che non sapevo: il ballo di Smooth Criminal veniva da un ballo di Fred Astaire…fu un grande omaggio, non un plagio.

8) Che ci dite sulla distribuzione di Bad25?

Ci saranno due versioni del film: una versione completa e una più breve per la tv, poi il cut del signor Lee come home video.

9) Michael suonava bene il piano? Era anche un bravo musicista?

Branca: Aveva un talento musicale innato e creava canzoni solo cantando o creava il ritmo e suonava bene il piano per comunicare ai musicisti cosa suonare. Un talento naturale.

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