Dopo 4:44 L’Ultimo Giorno sulla Terra, il cineasta Abel Ferrara torna alla Mostra del Cinema di Venezia con il controverso Pasolini, il film che vuole proporre una visione originale e personale dell’ultimo giorno di vita dell’amato e odiato artista italiano, scontratosi più volte contro il potere e i pregiudizi della società.
Ferrara torna a lavorare con Willem Defoe, che veste perfettamente i panni del protagonista, con i suoi spessi occhiali da sole e quel carisma naturale ed umile che lo rendevano unico e geniale come regista e autore. “Il punto di questo film era cercare di parlare della sua vita, del suo lavoro, delle sue passioni e compassioni. La tradizione del cinema è sempre stata fatta da film negativi che hanno acceso polemiche e ricevuto critiche, come quando si bruciavano i libri che disturbavano” ha dichiarato il regista in conferenza stampa, anche se forse il primo difetto di questo film è proprio la discontinuità narrativa e la difficile comprensione della storia che si vuole raccontare. Pasolini non racconta infatti la vita dell’uomo e dell’artista, ma propone una serie di situazioni ed avvenimenti scollegati, che procedono paralleli senza unirsi in un racconto omogeneo. Se non fosse per il titolo che ci suggerisce chi è il protagonista, il film presenta superficialmente il personaggio iconico della cultura italiana del ‘900, lasciando in ombra la sua professione e il suo talento creativo, e sottolineando in maniera gratuita la sua natura sessuale e il suo debole per la vita. Le ultime ore della vita di Pier Paolo Pasolini si susseguono sullo schermo, tra il rapporto con la madre, con gli amici e con gli amori fugaci e nascosti, fino al giorno in cui viene ritrovato senza vita all’idroscalo di Ostia, all’alba del 2 Novembre del 1975. Ma nessuno di questi temi viene approfondito ed esplorato in profondità.
“Tutto quello che faceva Pasolini era nel mirino dei critici e di faccende giudiziarie. Le denunce però per lui non erano un motivo per fermarsi e continuava a seguire le sue idee e il suo pensiero. Gli piaceva vivere e aveva tanto da raccontare” ha affermato Ninetto Davoli, caro amico di Pasolini, che nel film interpreta Epifanio, mettendo in scena insieme a Riccardo Scamarcio il Porno-Teo-Kolossal. Infatti nel film si alternano realtà e immaginazione, creando un’atmosfera onirica e indefinita, che risulta però poco convincente. Il film di Ferrara non sembra essere un omaggio all’artista scomparso, ma piuttosto un’analisi fredda e debole delle sue debolezze, che lascia l’amaro in bocca, sotterrando la prevedibile commozione. Uno dei punti di forza di Pasolini è l’interpretazione dell’intero cast e, in particolare di Willem Defoe, autentica e corposa, costruita con cura intorno ad una figura importante e controversa. L’attore ha raccontato che “Abel ti trasforma in un collaboratore, quindi mi sono sentito una sua creatura davanti alla cinepresa. Ho cercato di abitare le passioni di Pasolini, mi sono sentito addosso la responsabilità di dialogare con le cose che Pasolini voleva fare, che secondo me erano cose potenti. E ho stabilito con queste cose un dialogo personale e privato”. Purtroppo il risultato generale è un racconto confuso ed evanescente, di immagini inutilmente esplicite, del quale potevamo fare a meno.