Venezia 75: Vox Lux, la recensione del dramma audace di Brady Corbet

Dopo le vacanze estive gli studenti tornano sui banchi di scuola in una piccola cittadina degli Stati Uniti, quando all’improvviso, in una classe, irrompe un ragazzo armato che comincia a sparare in preda alla follia, riportando alla mente i numerosi fatti di cronaca che hanno segnato il popolo americano come la strage di Columbine. Inizia così Vox Lux, l’audace film di Brady Corbet che, dopo aver debuttato dietro la macchina da presa nel 2015 con L’Infanzia di un Capo, presenta il suo nuovo film alla 75° Mostra Internazionale d’arte Cinematografica di Venezia.

Compiuta la tragedia, i titoli di testa old style corrono sull’asfalto fino a introdurre la protagonista Celeste, una ragazza minuta interpretata da Raffey Cassidy che, sopravvissuta alla tragedia, inizia il suo cammino verso il successo, trasformandosi in una vera e propria popstar. Partendo dal 1999 il regista ci racconta la sua storia nell’arco di 15 anni, suddividendo il film in capitoli e cambiando più volte registro stilistico e toni narrativi. Vox Lux si presenta come un dramma al femminile dalle atmosfere thriller, calato in una dimensione autoriale elegante e curiosa.

Vox Lux: una grandiosa Natalie Portman

Mentre nella prima parte la Cassidy convince nei panni di questa giovane donna con un sogno che deve fare i conti con le sue insicurezze e i fantasmi del passato traumatico legato all’esperienza violenta, la seconda parte del film ci regala l’ottima performance di Natalie Portman. Dopo Il Cigno Nero, l’attrice torna nel mondo della musica con un ruolo ricco di sfumature, una intensa espressività e un’anima tormentata che graffia e divora l’ambiente e le persone che le ruotano intorno. Se per qualcuno potrebbe sembrare un mostro per come tratta la figlia e se stessa, o per come si relaziona ai media e ai suoi collaboratori, ad un pubblico più attento appare chiaro che Celeste è una vittima della nostra epoca.

Corbet realizza infatti un film che materializza l’incubo dei nostri tempi: il terrorismo. L’incapacità di controllare il presente, dal momento che in ogni luogo e in ogni momento la vita può essere investita da una brutalità non-sense. “Mi piace la musica pop perché non fa pensare la gente, così tutti possono stare bene” recita Celeste, cresciuta troppo in fretta in seguito all’evento tragico vissuto. Vox Lux è un film che si perde nel caos con una certa consapevolezza. Il regista inganna lo spettatore con un’estetica psichedelica e suggestiva che suggerisce un disordine, ma in realtà ogni dettaglio è funzionale e adatto a raccontare una storia femminile a tinte dark ed emotivamente coinvolgente.

Vox Lux: un dramma al femminile

Il triangolo Stacy Martin, Natalie Portman e Raffey Cassidy regge la scena, vivendo il rapporto madre-figlia e la complicità-rivalità tra sorelle, mentre Jude Law è un personaggio di supporto un po’ in ombra. Corbet opziona uno schema filmico di rottura, con una sceneggiatura moderna e lineare, e un’identità che ricorda Birdman di Alejandro González Iñárritu per la visione psicologica e inquietante del successo che chiama in campo una serie di sentimenti contrastanti del protagonista.

Dietro al trucco, alle pailettes, e ai costumi colorati e fosforescenti si nasconde una donna ferita e insicura, che deve tenere in equilibrio le varie parti della sua vita. Ulteriore punto di forza di Vox Lux, ovviamente, è la colonna sonora, con le canzoni scritte da Sia che la Portman interpreta sul palco in modo assolutamente verosimile e affascinante. Una riflessione intelligente sul nostro tempo, secondo una prospettiva indie efficace.