Venezia 76, Pietro Marcello presenta il suo Martin Eden: “Un eroe negativo vittima del successo”

“Adattare per il grande schermo un romanzo come il capolavoro di Jack London era sicuramente un azzardo. Ma noi non pensavamo alla sfida, pensavamo a fare un buon film. Abbiamo quindi scelto di traslare la storia a Napoli perché è una città di mare, ma anche un vero e proprio laboratorio all’aperto, una città tollerante”. Con queste parole Pietro Marcello ha presentato in conferenza stampa a Venezia 76 il suo adattamento cinematografico di Martin Eden. Una versione, come spiegato dallo stesso Marcello, “di stampo non anglosassone”, aderente ad una visione del ‘900 che è quella europea. Ed europei sono anche i riferimenti cinematografici di Marcello. “Martin Eden, come diceva anche Jack London, è un eroe negativo. Ci sono migliaia di Martin Eden nel mondo e c’è un po’ di Martin Eden in ciascuno di noi”.

Nel suo film Marcello utilizza delle immagini di repertorio tratte dai suoi precedenti lavori (La bocca del Lupo, Il Passaggio della linea) e altre recuperate da archivi storici, tra cui alcune vecchie testimonianze video di Errico Malatesta, tra i principali teorici del movimento anarchico in Italia e amico personale di Michail Bakunin. Malatesta non solo sintetizza i sommovimenti politici degli inizi del ‘900, ma diviene un alter ego dello stesso Eden. “Amo lavorare con gli archivi perché con le immagini di archivio è possibile creare un contrappunto alla narrazione”, ha spiegato Marcello. “Ci sono immagini dei miei film precedenti perché considero Martin Eden l’evoluzione della mia esperienza da regista. Non ho mai avuto grandi strumenti per fare cinema e non rinnego quegli anni, anzi, non mi dispiacerebbe tornare a fare piccoli documentari sui francobolli”.

A dare corpo e voce al personaggio creato da London c’è Luca Marinelli. “Se togliamo la politica dalla storia raccontata, rimane un sentimento di fondo fortissimo che ci ha condotto dall’inizio alla fine della lavorazione. Ed è un sentimento che non riesco ad esprimere a parole ma che spero di aver comunicato nel film”, ha dichiarato l’attore. “Ciò che collega tutti i personaggi che ho interpretato è il fatto che ci sia io ad interpretarli. Per me il filo rosso è sempre lo stesso, cerco progetti in grado di sconvolgermi con le emozioni”. Marinelli ha quindi raccontato in conferenza un problema che hanno dovuto affrontare durante le riprese, quando si è ritrovato insieme al regista a dover prendere la decisione se girare o meno una scena all’aperto con una imminente tempesta in arrivo. “Dovevamo girare la scena del ritorno di Martin, che è il momento in cui lui si trova nei campi, quando ormai la nave della sua vita sta affondando e si accorge che quello che aveva lasciato non esiste più. Quel giorno c’erano tuoni e fulmini fortissimi. Io e Pietro ci siamo guardati e ci siamo detti: abbiamo dieci minuti di tempo, facciamo la scena”.

Ma come afferma lo stesso Marcello, spesso “i film sono frutto di cialtronaggine e il ruolo del regista deve essere quello di far sembrare il tutto meno cialtrone”. Per questo, dopo mesi a cercare una lavanderia dove poter girare le scene di Martin Eden al lavoro, descritte con minuzia di particolari da London nel suo romanzo, hanno deciso di gettare la spugna e di accettare di girare nella prima location disponibile, ovvero quello di una fonderia. “Ci siamo divertiti molto a fare questo film”, ha concluso Marcello. “Abbiamo cominciato da una sceneggiatura di 300 cartelle, che poi è stata ridotta. I dialoghi venivano trasformati sul set. Ogni cambiamento veniva fatto al servizio del film e alla sua evoluzione. Non c’è una scienza esatta nella scrittura per il cinema. La sceneggiatura è un’opera incompleta, ma il cinema è sempre e comunque trasposizione”.