Venezia 79 | Aronofsky torna con The Whale e offre a Fraser un’occasione per brillare

Venezia 79 | Aronofsky torna con The Whale e offre a Fraser un’occasione per brillare
3.8 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora

Darren Aronofsky compie con The Whale un’operazione molto simile a quella già messa a punto con The Wrestler: prendere un attore che è stato famoso e adesso non lo è più, offrirgli una nuova occasione per una grande performance, puntare su di uno spunto che abbia a che fare con il suo passato reale (la violenza per Rourke, i problemi di peso per Brendan Fraser) e creare attorno al suo corpo una narrazione che appare condannata ad un esito tragico segnato da esso.

Il protagonista in questo caso è Charlie, un uomo di circa trecento chili, gravemente compromesso a livello cardiaco, che non riesce a muoversi in casa (dove vive da solo, dopo aver subito un lutto che lo ha devastato psicologicamente) senza l’aiuto di un deambulatore. Il suo fisico è il segno di un malessere (qualcosa è successo che ha innescato questo processo di autodistruzione), di una tragedia quotidiana tamponata dalla possibilità di non pensare troppo a se stesso per via del suo lavoro che irrimediabilmente tende verso l’ascolto e la comprensione degli altri: l’insegnante via zoom.

The Whale e il cinema biblico di Aronofsky

Dopo Noah e Madre!, però, sembra impossibile analizzare il cinema di Aronofsky senza considerare l’ipotesi di un commento biblico. Ed è quindi plausibile che quella balena menzionata nel titolo non sia solo Moby Dick (continuamente citato e chiave metaforica del film) ma anche quella che inghiotte Giona per punirlo della sua disobbedienza rispetto agli ordini divini. Charlie, in qualche modo, è Giona che ha già espiato la propria colpa. La sua casa è il ventre buio di un animale che accoglie diversi personaggi che dentro di esso cambiano la loro percezione delle cose e si fanno improvvisamente più buoni.

https://youtu.be/hKU4Q0rwP-k

In quello spazio, tutt’uno con il protagonista che lo abita e lo riempie, la voce di Charlie predica con insistenza una lezione di magnanimità: ciascuno di loro deve prendersi cura del prossimo, deve gettare lontano l’amor di sé e farsi piccolo per servire un disegno più grande, che li trascende e che conferisce alla vita un significato più alto e nobile.

Lo svelamento del meccanismo narrativo

Il meccanismo narrativo in questo caso è esposto al pubblico, reso evidente e spiegato affinché sia chiaro a tutti: come il narratore di Moby Dick si perde in digressioni sulle diverse tipologie di balene per evitare di affrontare la sua triste storia, di allontanare un altro po’ il momento in cui dovrà confrontarsi con il suo dramma e riprendere le fila del racconto, così Aronofsky indugia molto sulle vicende delle persone che circondano Charlie, chiede allo spettatore di distogliere di tanto in tanto lo sguardo dalla condizione del protagonista e allungare così l’attesa per quella presa di consapevolezza finale sul destino che fatalmente aspetta il personaggio.

By Davide Sette

Giornalista cinematografico. Fondatore del blog Stranger Than Cinema e conduttore di “HOBO - A wandering podcast about cinema”.

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