Wes Anderson | i 5 film da rivedere nell’attesa di The French Dispatch

Il 12 luglio prossimo, The French Dispatch, il nuovo attesissimo film di Wes Anderson, sarà presentato in anteprima mondiale durante la 74esima edizione del Festival di Cannes. Come sempre, saranno tantissimi i nomi che comporranno il cast corale del film: Benicio del Toro, Frances McDormand, Jeffrey Wright, Adrien Brody, Tilda Swinton, Timothée Chalamet, Saoirse Ronan, Léa Seydoux, Owen Wilson, Mathieu Amalric, Lyna Khoudri, Bill Murray, Elisabeth Moss, Willem Dafoe, Edward Norton, Christoph Waltz e Anjelica Huston.

Nell’attesa di scoprire la sua nuova opera, che è stata descritta come un’ode al mestiere del giornalista, riscopriamo i migliori titoli della filmografia del regista.

Fantastic Mr. Fox

Il primo lungometraggio in stop motion di Wes Anderson ha confermato una cosa che evidentemente era già intuibile osservando i suoi film “dal vero”: l’animazione a passo uno è la dimensione perfetta per i suoi personaggi, rigidi nella loro fissità, ma animati da pulsioni sempre infantili ed elementari che si oppongono alla stasi. Proprio questa costante sfida tra la gabbia del proprio corpo e i sommovimenti interiori è una delle caratteristiche fondamentali della poetica di Anderson, che trova nel cinema in stop-motion, che si basa sul “non movimento” dei suoi personaggi tanto quanto sulle loro effettive azioni, la dimensione migliore.

Moonrise Kingdom

Se è vero che ogni film di Wes Anderson racconta sempre la stessa storia, cambiando però tutto ciò che ruota attorno ad essa, allora Moonrise Kingdom non può che essere considerato uno dei titoli più rappresentativi della sua intera filmografia. Il film mette in scena un amore limpido e cristallino, letteralmente indiscutibile, che non trova spazio in un mondo come sempre governato da regole “adulte” che nessuno sembra in grado di rispettare (anche gli adulti tentano comicamente di farlo, ma con scarsi risultati). Seguendo le vicende di due bambini (unici protagonisti assoluti, cosa che non accadeva da Rushmore) che si vestono da adulti e prendono ordini da adulti che invece si vestono come ragazzini, Wes Anderson va dritto al cuore del suo cinema.

Rushmore

Il secondo lungometraggio di Wes Anderson sembra fare di tutto per mettere in evidenza la sconsolante normalità dei suoi protagonisti, figure solo apparentemente atipiche e fuori da ogni canone. A differenza dell’esotismo esasperato di alcuni successivi film di Anderson, Rushmore fa costante affidamento ai tòpoi più basilari della narrazione cinematografica (l’affetto paterno, la volontà di crescere quando si è bambini e di non crescere più quando si è ormai grandi, la ricerca di una felicità che non è mai arrivata o che si è perduta). C’è tutto il cinema di Anderson che seguirà, in una composizione formale meno imbrigliante di quella a cui ci ha poi abituati.

L’isola dei cani

Il secondo film in stop-motion di Wes Anderson è forse meno inventivo e brillante di quello precedente, ma rappresenta un approdo naturale del regista nel territorio della distopia. L’ambientazione giapponese, poi, è perfetta per i suoi personaggi che cercano sempre di trattenere i propri sentimenti e mostrarsi rigorosi anche nelle occasioni in cui non è richiesto (quello che generalmente pensiamo noi occidentali del popolo giapponese). Esprimere anche l’emozione più semplice è sempre una impresa per i personaggi di Wes Anderson, che invece cercano rifugio nelle regole, nelle tradizioni e nei rituali (che rappresentano una costrizione, ma allo stesso tempo anche un conforto).

The Grand Budapest Hotel

Non a caso il film che ha decretato definitivamente il successo mondiale di Wes Anderson arriva dopo Fantastic Mr. Fox. The Grand Budapest Hotel sembra essere in tutto e per tutto un film pensato per l’animazione (quella televisiva degli anni ‘60 e ‘70), dalle svolte narrative velocissime ai vestiti dei protagonisti, che indossano quasi sempre divise che da sole basterebbero a caratterizzarli (il carcerato, il concierge, i cattivi vestiti di nero).

By Davide Sette

Giornalista cinematografico. Fondatore del blog Stranger Than Cinema e conduttore di “HOBO - A wandering podcast about cinema”.

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